In una mummia dell’XI secolo dei geni resistenti ai moderni antibiotici

A destra, la mummia analizzata (Maria Gloria Roselli/Museum of Anthropology and Ethnology of the University of Florence)
A destra, la mummia analizzata (Gino Fornaciari. Maria Gloria Roselli/Museum of Anthropology and Ethnology of the University of Florence)

Alcuni geni resistenti a dei moderni antibiotici sono stati trovati nel colon e nelle feci di una mummia dell’XI secolo d.C., secoli prima dell’introduzione degli stessi antibiotici.

La scoperta suggerisce che le mutazioni di questi geni avvennero naturalmente nei batteri di 1000 anni fa, e non sono necessariamente correlati all’abuso di antibiotici.

La ricerca, pubblicata su PlosOne, è stata effettuata da un team internazionale di scienziati sul microbioma (il patrimonio genetico) dei resti di una ragazza sulle Ande, mummificatasi naturalmente grazie al clima freddo. Continua a leggere “In una mummia dell’XI secolo dei geni resistenti ai moderni antibiotici”

Sequenziato il primo genoma antico di un africano

Un ragazzo di etnia Ari (Ben Pipe/Robert Harding World Imagery/Corbis)
Un ragazzo di etnia Ari. Mota era più vicino agli Ari, un gruppo etnico che vive ancora oggi vicino alle regioni montagnose etiopi (Ben Pipe/Robert Harding World Imagery/Corbis)

L’Africa è la culla della nostra specie e la fonte di antiche migrazioni verso tutto il mondo. Ma finora si è persa una rivoluzione nella comprensione delle origini umane: lo studio del DNA antico. Sebbene i ricercatori siano riusciti a sequenziare i genomi di Neandertal europei, allevatori preistorici asiatici, paleoindiani americani, il clima caldo e umido dell’Africa ha lasciato poco DNA antico e intatto da estrarre. Come risultato, «l’Africa è stata lasciata fuori», dice il genetista Jason Hodgson della Imperial College London.

Finora. Uno studio pubblicato su Science svela il primo genoma preistorico dall’Africa: quello di Mota, un cacciatore-raccoglitore vissuto 4.500 anni fa nelle regioni montagnose dell’Etiopia. Chiamato come la grotta che conteneva i suoi resti, il genoma di Mota «è stata una grande impresa», dice Hodgson, non coinvolto nella ricerca. «Fornisce il nostro primo sguardo su come appariva un genoma africano, prima delle [grandi migrazioni]». E quando paragonato con il DNA degli africani di oggi, ha rivelato qualcosa di sorprendente. Continua a leggere “Sequenziato il primo genoma antico di un africano”

L’Homo naledi a metà tra scimmia antropomorfa e uomo

Ricostruzione dell'Homo naledi (Berger et al., 2015)
Ricostruzione dell’Homo naledi (Berger et al., 2015)

In una grotta in Sudafrica è stata recentemente scoperta una nuova specie umana, vissuta forse fino a 2 milioni di anni fa. Ora, un mese dopo, due studi su mani e piedi hanno stabilito che l’Homo naledi era straordinariamente adatto sia a camminare in posizione eretta, sia a salire sugli alberi.

Le caratteristiche dell’Homo naledi provano che la specie fosse capace di manipolare oggetti quali utensili di pietra tra dita e pollici, sebbene le sue dita, lunghe e curve mostrino che fosse anche adatto ad arrampicarsi sui rami. Continua a leggere “L’Homo naledi a metà tra scimmia antropomorfa e uomo”

I denti sani degli abitanti di Pompei

Alcune immagini della Tac (Tomograia assiale computerizzata) eseguita su una trentina di calchi delle vittime dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. a Pompei, alla quale sta lavorando un'equipe di studiosi incaricati dalla Soprintendentza archeologica di Pompei, 29 Settembre 2015 (ANSA/ CESARE ABBATE)
Alcune immagini della Tac (Tomograia assiale computerizzata) eseguita sui calchi (ANSA / Cesare Abbate)

Dentatura perfetta, almeno a un primo esame, al netto di carie o altre patologie che possono emergere solo con altri esami, ed ossa del cranio fratturate.

La sofisticata Tac multistrato eseguita a Pompei su 16 calchi di uomini e donne e di un bambino, restaurati ad agosto scorso, già sfata due opinioni comuni sugli antichi romani. Questi abitanti della città mercantile alle pendici del vulcano campano non avevano molti motivi per ricorrere al dentista, sembra, e morirono probabilmente per le ferite alla testa provocate da calcinacci o pezzi di tetto crollati durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e non per asfissia. Continua a leggere “I denti sani degli abitanti di Pompei”

Zahi Hawass: dov’è la tomba di Nefertiti?

(al Ahram)
(al Ahram)

Oggi 28 settembre, in Egitto, gli archeologi egiziani e l’egittologo inglese Nicholas Reeves hanno effettuato un primo esame congiunto nella tomba di Tutankhamon, per scoprire se dietro due muri si celino veramente due camere nascoste con all’interno – forse – la tomba di Nefertiti.

Le prime anticipazioni sembrano positive, tanto da far dire al ministro egiziano Eldamaty: «[La prima analisi] indica che i due muri potrebbero nascondere due camere funerarie]», mentre Reeves aggiunge che il soffitto si estende oltre i muri.

Un annuncio ufficiale verrà dato il 4 novembre, data della scoperta della tomba di Tutankhamon.

Nel frattempo, il famoso egittologo Zahi Hawass aveva spiegato perché, secondo lui, questa teoria è probabilmente sbagliata. Continua a leggere “Zahi Hawass: dov’è la tomba di Nefertiti?”

Il più antico caso di leucemia

(M. Francken, Universität Tübingen)
Lo scheletro affetto da leucemia (M. Francken, Universität Tübingen)

Un team di scienziati ha scoperto quello che potrebbe essere il più antico caso noto di leucemia. Per mezzo della tomografia al computer ad alta risoluzione, sono stati in grado di rilevare tracce di cancro in uno scheletro di 7.000 anni fa, appartenuto a una donna morta a 30-40 anni di età.

La vita nell’epoca neolitica non era facile: il lavoro nei campi era faticoso, e le cure mediche erano decisamente inadeguate secondo il moderno punto di vista. Queste difficili condizioni lasciarono il segno sulla salute della popolazione – malattie infettive, sintomi di debolezza e cambiamenti degenerativi erano comuni. «Tuttavia, eccetto l’infiammazione alveolare e le carie dentali, l’individuo 61 non era affetto da altre malattie – uno scheletro di donna del cimitero neolitico di Stuttgart-Mühlhausen», spiega la dr.ssa Heike Scherf, del Centro Senckenberg per l’Evoluzione Umana e il Paleoambiente dell’Università di Tubinga. Continua a leggere “Il più antico caso di leucemia”

Una fossa comune neolitica mostra segni di enorme violenza

(Christian Meyer)
Frattura sul cranio di un bambino di 3 anni circa (Christian Meyer)

Una fossa comune, contenente almeno 26 scheletri, è un’ulteriore prova dei brutali scontri che sembrano aver caratterizzato l’Europa centrale 7.000 anni fa.

I resti sono stati scoperti nel sito di Schöneck-Kilianstädten, in Germania.

Gli individui avevano la testa spaccata, mentre alcuni avevano addirittura le gambe rotte –  forse come forma di tortura. Continua a leggere “Una fossa comune neolitica mostra segni di enorme violenza”

Identificato il corpo di Filippo II di Macedonia – forse

La controversa "Tomba di Filippo II" a Verghina (Sarah Murray)
La controversa “Tomba di Filippo II” a Verghina (Sarah Murray)

Un team di antropologi ha annunciato di aver risolto il mistero decennale riguardo il corpo del padre di Alessandro Magno.

Una nuova analisi delle ossa di una tomba macedone rivela uno scheletro con una ferita al ginocchio così grave che lo avrebbe fatto zoppicare notevolmente in vita. Questa lesione combacia con alcuni resoconti storici su Filippo II, il cui nascente impero venne esteso dal figlio Alessandro fino all’India.

Lo scheletro in questione, tuttavia, non è quello che si credeva essere di Filippo II, ma proviene dalla tomba accanto. Gli scheletri sono al centro del dibattito tra gli esperti. Mentre alcuni condividono i risultati del nuovo studio, altri sono più cauti, sostenendo che la ricerca non sia definitiva. Continua a leggere “Identificato il corpo di Filippo II di Macedonia – forse”

Un rito di scarnificazione nell’Italia neolitica

Circa 7.000 anni fa in Italia, i primi agricoltori praticavano il macabro rituale di sepoltura noto come “scarnificazione”. Quando le persone morivano, le loro ossa venivano rimosse dal corpo, messe da parte e poi mischiate con i resti animali in una grotta vicina. La pratica aveva lo scopo di separare i morti dai vivi, dicono i ricercatori.

Secondo John Robb, archeologo all’Università di Cambridge e capo del progetto di ricerca, si tratta “del primo caso ben documentato di scarnificazione funebre da parte dei primi agricoltori in Europa”. “La scarnificazione è qualcosa che avviene nei riti di sepoltura in tutto il mondo, ma finora non conoscevamo dei casi in Europa”.

Robb e il suo team hanno analizzato le ossa sparse di almeno 22 uomini del Neolitico – di cui molti bambini – morti tra i 7.200 e i 7.500 anni fa. I loro resti furono sepolti nella grotta di Scaloria, in Puglia.

(University of Cambridge)
(University of Cambridge)

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Dall’uomo di Altamura il DNA più antico di un Neanderthal

Secondo uno studio italiano, lo scheletro fossile di Altamura, ritrovato in Puglia nel 1993 e tuttora imprigionato in formazioni calcitiche, presenta caratteristiche morfologiche e paleogenetiche che lo identificano come appartenente alla specie Homo neanderthalensis.

Inoltre, il DNA prelevato dallo scheletro rappresenta il più antico dato paleogenetico per i Neanderthal: la ricerca lo colloca infatti in un intervallo finale del Pleistocene Medio compreso tra 172 e 130 mila anni – una fase antica dell’esistenza di questa specie, vissuta in tutta Europa tra almeno 200 mila e circa 40 mila anni fa.

(Museo Nazionale Archeologico di Altamura)
(Museo Nazionale Archeologico di Altamura)

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La scoperta del più antico fossile del genere Homo riempe un vuoto evolutivo

Sembra che l’umanità sia invecchiata all’improvviso di quasi mezzo milione di anni. Secondo due studi pubblicati su Science, i paleoantropologi al lavoro in Etiopia hanno scoperto un osso mascellare di 2,8 milioni di anni, il che lo rende il più antico fossile del genere Homo nella linea ancestrale umana mai scoperto in oltre 400.000 anni.

La scoperta potrebbe riempire delle lacune importanti nella comprensione dell’evoluzione umana.

(Kaye Reed)
(Kaye Reed)

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Un sito in Bolivia dove bollivano e scarnificavano cavaderi

Gli archeologi al lavoro vicino al lago Titicaca, in Bolivia, hanno scoperto le tracce di un antico complesso mortuario dove venivano trattati i corpi umani dopo la morte. In particolare li bollivano, li scarnificavano e li pulivano.

Le ossa potevano poi essere portate via dalle popolazioni nomadi che vivevano sulle Ande.

Khonkho Wankane (Scott Smith)
Khonkho Wankane (Scott Smith)

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