Il fossile dell’Uomo dragone: forse un Denisova e NON una nuova specie umana

Un teschio massiccio e straordinariamente completo proveniente dalla Cina potrebbe rivelare il volto a lungo cercato di un Denisovano (Xijun Ni)

Ha suscitato una grande eco mediatica l’annuncio dei ricercatori cinesi della riscoperta di un nuovo fossile del genere Homo. La morfologia è simile a quella dell’Homo Sapiens, ed è stato datato tra i 146.000 e i 309.000 anni fa. Non è chiaro a quale specie umana appartenga, e per il momento la datazione del DNA non è prevista. I paleoantropologi cinesi l’hanno ufficialmente denominato “Homo longi” (long significa drago in mandarino), ma vista la forte somiglianza con il fossile di Dali scoperto nel 1978, potrebbe essere un Homo daliensis. Secondo numerosi ricercatori, tra cui il celebre Chris Stringer, potrebbe trattarsi di un eccezionale fossile di uomo di Denisova, un parente dell’Homo Sapiens i cui geni sopravvivono ancora in una parte della popolazione odierna.

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La prima ricostruzione dell’Uomo di Denisova

(Maayan Harel)

Un nuovo metodo di analisi del DNA ha ricostruito per la prima volta l’aspetto fisico di una ragazza di Denisova, vissuta in Siberia 75.000 anni fa. Secondo gli scienziati, i Denisova assomigliavano ai Neanderthal, ma avevano teste ancora più larghe e mascelle più sporgenti. Il misterioso Uomo di Denisova, scoperto nel 2010, è una specie o sottospecie estinta del genere Homo.

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Il cranio fossile di Apidima: l’Homo Sapiens in Europa già 210.000 anni fa?

Il cranio Apidima 1 (Katerina Harvati, Eberhard Karls, Università di Tubinga)

Un cranio scoperto in una grotta in Grecia potrebbe essere il più antico fossile umano moderno mai trovato al di fuori dell’Africa. Era stato rinvenuto negli anni ’70 nella grotta di Apidima, sulla penisola di Mani, e in uno studio pubblicato su Nature è stato datato ad almeno 210.000 anni. Se la datazione venisse confermata – e molti scienziati vogliono ulteriori prove – la scoperta riscriverà un capitolo chiave della storia umana, e il cranio diventerà il più antico fossile di Homo sapiens in Europa di oltre 160.000 anni.

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Scoperto l’Homo Luzonensis nelle Filippine

La grotta di Callao sull’isola di Luzon nelle Filippine (Callao Cave Archaeology Project)

Un nuovo ramo è stato aggiunto all’albero dell’evoluzione umana dopo che una nuova, antica specie umana, l’Homo luzonensis, è stata scoperta nelle Filippine. Sono almeno tre individui di circa 67.000 anni fa. Tra il 2007 e il 2015, i ricercatori ne hanno trovato 13 ossa nei sedimenti della grotta di Callao, sull’isola di Luzon. La scoperta riecheggia l’enigmatico Homo floresiensis scoperto in Indonesia: entrambi piccoli e ritrovati incredibilmente su delle isole.

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Chi ha costruito Stonehenge?

La squadra dei ricercatori intorno alla buca di Aubrey 7, dopo gli scavi del 2008 (Adam Stanford, Aerial-Cam Ltd)

Un nuovo studio scientifico ha dimostrato che almeno 10 delle persone sepolte a Stonehenge (Inghilterra) provenivano da un luogo molto particolare. Come le grosse ‘pietre blu’ che compongono il famoso cerchio, anch’essi venivano probabilmente dal Galles occidentale, a 240 km di distanza. Si tratta di un grande successo per la ricerca scientifica, che è riuscita ad analizzare delle fragili ossa carbonizzate di 5.000 anni fa.

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Esposto al pubblico Little Foot, l’hominine più completo al mondo

Australopithecus prometheus Little Foot
Lo scheletro dell’Australopithecus prometheus “Little Foot” in mostra (AP)

Dopo 20 anni di pazienti e attenti scavi, è stato svelato al pubblico lo scheletro dell’hominine più completo al mondo, nonché il più antico mai trovato in Sud Africa – 3,67 milioni di anni fa. Il suo nome è Little Foot (“piccolo piede”) perché la sua scoperta era iniziata con quattro piccole ossa di un piede.

«È uno dei ritrovamenti fossili più straordinari mai fatti nella ricerca delle origini umane. È un privilegio poter rivelare oggi una scoperta di tale importanza», ha detto il paleontologo Ronald J. Clarke, che 20 anni fa ha scoperto lo scheletro.

Little Foot, identificato da Clarke come un Australopithecus prometheus, è ora esposto nell’Istituto di studi evoluzionistici dell’Università di Witwatersrand, a Johannesburg.

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Un quarto individuo di Homo di Denisova

Denisova
Il nuovo dente fossile di Denisova 2 (Slon et al. Sci. Adv. 2017; 3: e1700186)

Una nuova ricerca pubblicata su Sciences Advances ha identificato il quarto fossile mai scoperto appartenuto a un Homo di Denisova, una specie umana estinta.

Il nuovo fossile è un dente da latte appartenuto a una giovane ragazza, vissuta nella grotta di Denisova (Siberia, Russia) oltre 100.000 anni fa, che dunque sarebbe più antica rispetto agli altri tre individui noti.

«Gli uomini di Denisova furono presenti nell’area dei Monti Altai per molto tempo – almeno quanto gli uomini moderni in Europa, se non di più», ha detto la paleogeneticista Viviane Slon dell’Istituto Max Planck per l’Antropologia Evolutiva.

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Una migrazione umana arcaica modificò il DNA dei Neanderthal?

femore Neanderthal, HST, Hohlenstein-Stadel
Il femore di Neanderthal, chiamato HST, scoperto nella grotta di Hohlenstein-Stadel, in Germania (Oleg Kuchar/Museum Ulm)

Il nuovo studio genetico di un femore di Neanderthal ha dipinto un nuovo quadro, affascinante e misterioso, sulle origini di questa specie.

I dati genetici hanno spinto gli scienziati dell’Istituto Max Planck e dell’Università di Tubinga ad avanzare una nuova e sorprendente ipotesi: tra i 470.000 e i 220.000 anni fa, un gruppo di hominini avrebbe lasciato l’Africa e raggiunto in Europa o in Asia (verosimilmente in Medio Oriente) gli antenati dei Neanderthal già presenti sul luogo, creando una prole ibrida.

Non si sa ancora chi fossero questi hominini, ma certamente erano geneticamente vicini all’Homo Sapiens. Alla fine scomparvero, ma trasmisero comunque il loro DNA mitocondriale creando i Neanderthal così come li conosciamo oggi.

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Scoperto in Marocco il più antico Homo sapiens del mondo: risale a 315.000 anni fa

Jebel Irhoud marocco homo sapiens
I primi membri di Homo sapiens scoperti in Marocco (sinistra) avevano un cranio più allungato rispetto agli uomini moderni (destra) (NHM London)

I ricercatori hanno affermato di aver trovato i più antichi resti di Homo sapiens in un luogo inaspettato: il Marocco.

Varie ossa del cranio, del viso e della mandibola – attribuite ai primi Homo sapiens – sono state datate a circa 315.000 anni fa, ovvero oltre 100.000 anni prima di quanto si pensasse. Finora la maggior parte degli scienziati collocava le origini della nostra specie in Africa orientale a 200.000 anni fa.

Le scoperte, pubblicate il ​​7 giugno su Nature, non significano che l’Homo sapiens si sia originato nel Nord Africa. Invece suggeriscono che i primi membri della specie si siano evoluti in tutto il continente.

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Studiato il Graecopithecus: Un antenato comune tra uomini e scimpanzé in Europa?

Graecopithecus Simeonovski
Il Graecopithecus disegnato dall’artista Velizar Simeonovski, seguendo i dati scientifici di Madelaine Böhme e Nikolai Spassov

Secondo un nuovo studio, l’ultimo antenato comune tra esseri umani e scimpanzé – impropriamente noto come “anello mancante” – potrebbe aver vissuto nel Mediterraneo orientale, e non in Africa come si pensava.

La controversa teoria proviene da uno studio sui fossili di due individui di Graecopithecus freybergi, finora classificati come scimmie antropomorfe e ora classificati come gli hominini più antichi mai trovati, e quindi potenzialmente antenati anche dell’Homo sapiens.

Tuttavia, numerosi ricercatori hanno già manifestato il loro scetticismo sui risultati dello studio.

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Il DNA di 90 mummie svela la storia degli antichi Egizi

sarcofago Abusir el-Meleq
Un sarcofago da Abusir el-Meleq (bpk/Aegyptisches Museum und Papyrussammlung, SMB/Sandra Steiss)

Le mummie egizie conservano molti dettagli dei defunti: tratti del viso, segni di malattia e persino tatuaggi. Ma il DNA era così difficile da estrarre che molti scienziati si erano convinti che il clima caldo del deserto, l’umidità delle tombe e le sostanze chimiche usate nella mummificazione, avessero distrutto il materiale genetico da tanto tempo.

Ora una squadra di specialisti di DNA antico ha sequenziato con successo i genomi di 90 mummie egizie risalenti tra il 1.388 a.C. e il 426 d.C. È la prima volta che gli scienziati possono esaminare degli Egizi comuni, che sorprendentemente sarebbero cambiati poco nonostante secoli di conquiste.

Secondo i risultati, questi individui assomigliavano alle popolazioni antiche del Vicino Oriente e a quelle neolitiche di Anatolia e Europa. Tuttavia, negli ultimi 1.500 anni, negli egiziani moderni c’è stato un incremento di DNA dall’Africa subsahariana.

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L’ambiente del primo individuo del genere “Homo” 2,8 milioni di anni fa

La mascella del più antico individuo del genere Homo mai rinvenuto (Kaye Reed)

Gli scienziati hanno a lungo ipotizzato che la transizione dall’Australopiteco all’Homo, in Africa orientale, fosse collegata al passaggio da un ambiente caratterizzato da umide foreste a pianure erbose più aride. Ora un nuovo studio ha analizzato alcuni fossili animali per ricostruire l’ambiente in questa regione tra i 3,5 e 1 milione di anni fa, confermando la teoria.

I dati sono stati incrociati con l’analisi dei denti fossilizzati del più antico appartenente al genere Homo mai trovato: un individuo scoperto nel 2013 a Ledi-Geraru (Etiopia) e risalente a 2,8 milioni di anni fa. La sua dieta, tuttavia, era simile a quella dell’Australopiteco, implicando che un cambiamento della dieta non coincise con l’origine del genere Homo.

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