
Un eccezionale cavallo di razza è emerso dagli scavi di una sontuosa villa Romana, vicino a Pompei. La cosiddetta Tenuta del Sauro Bardato, conservata in maniera eccezionale, apparteneva certamente a un comandante o a un altissimo magistrato militare. Dei tre cavalli rinvenuti, uno era già bardato con ricchi finimenti in ferro e bronzo, ma non poté sfuggire all’eruzione perché ancora legato alla stalla.

Fine atroce
Durante l’eruzione, il cavallo era ancora legato nella grande stalla insieme ad altri due o forse tre cavalli di gran razza. Secondo il direttore Osanna, fece una fine atroce, «soffocato dalle ceneri che invasero l’ambiente o sopraffatto dallo choc termico all’arrivo della nube piroplastica», ovvero i vapori bollenti che nelle ore finali spazzarono via ogni speranza di sopravvivenza di quelli che non avevano fatto in tempo a scappare.
Vecchi scavi
La villa suburbana si trova fuori dalle mura di Pompei si trova nella zona suburbana a Nord di Pompei, vicino a via di Civita Giuliana. Parzialmente indagata da privati agli inizi del ‘900 e poi reinterrata, la Tenuta del Sauro Bardato è stata assediata negli ultimi decenni dai tombaroli. È stata un’indagine sugli scavi clandestini a spingere la Procura della Repubblica di Torre Annunziata a sollecitare un nuovo scavo da parte del Parco Archeologico di Pompei.





Villa eccezionale
«Il ritrovamento eccezionale della stalla con il cavallo bardato conferma le aspettative», sottolinea Osanna «È solo la prima di tante importanti scoperte che contiamo di fare. La villa, anche stando a quello che venne ritrovato ad inizio Novecento, era di altissimo pregio: ambienti riccamente affrescati e arredati; sontuose terrazze digradanti che affacciavano sul golfo di Napoli e Capri; e un efficiente quartiere di servizio, con l’aia, i magazzini per l’olio e per il vino, e ampi terreni fittamente coltivati». Una tenuta prestigiosa che nella parte residenziale «era al livello della celeberrima Villa dei Misteri».
Nuove indagini
Lo scavo non fa parte del Grande Progetto avviato con i fondi europei. Osanna ha annunciato lo stanziamento per il 2019, dai fondi ordinari del Parco, di “due milioni di euro: uno per le indagini archeologiche e un altro per l’esproprio dei terreni sui quali si dovrà scavare”. Adesso, prima ancora di procedere a nuovi scavi, nei laboratori del parco gli esperti stanno ripulendo e studiando i preziosi finimenti del cavallo e i frammenti della straordinaria sella in legno e bronzo. Cinque pezzi in totale: quattro reperti in legno di conifera, rivestiti con una lamina bronzea a forma di semiluna, sulla gabbia toracica del cavallo; un quinto oggetto di bronzo, recuperato sotto il ventre in prossimità degli arti anteriori, era costituito da tre ganci con rivetti collegati da un anello a un disco.











Purtroppo il bel esempio di phalera non é stato trovato sul Magdalensberg ma a Doorwerth nei Paesi bassi. In ANSA hanno sbagliato numeri. Gli ntri scvi del Magdalensberg hanno prodotto alcune phalerae dello stsso tipo, comunque non quello usato qui per illustrazioni
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Grazie per la precisazione, la didascalia è stata corretta. Per chi fosse interessato, Mike Bishop mi segnala la foto della phalera sul sito del Rijksmuseum van Oudheden.
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