Una maschera neolitica di 9.000 anni fa?

(Clara Amit, Israel Antiquities Authority)

Una rara e misteriosa maschera di pietra è stata scoperta nei pressi di Pnei Hever, un insediamento israeliano in Cisgiordania. Probabilmente portata in superficie dalle attività agricole, è stata trovata da un uomo che ha avvisato le autorità. «È una scoperta unica nel mondo archeologico», ha dichiarato l’archeologo Ronit Lupu. Si tratterebbe di una delle maschere rituali più antiche al mondo, ma la sua autenticità è ancora da confermare.

Sorriso enigmatico

La maschera è fatta di calcare rosa giallastro, ha una forma delicatamente ovale e rappresenta un volto umano: due orbite profonde e senza espressione, un naso leggermente pronunciato, e soprattutto una bocca inclassificabile, con denti marcati e uno strano sorriso. Il bordo ha quattro fori, probabilmente per legare la maschera al viso di una persona o a un altro oggetto. Le sue caratteristiche, insieme ai reperti trovati nel sito archeologico, testimoniano che risale al Neolitico preceramico B. Visti i ritrovamenti simili effettuati nell’area del deserto della Giudea, si pensa che le colline a Sud di Hebron fossero un centro di produzione di maschere di pietra e di altre attività rituali.

Omry Barzilai, capo del dipartimento di ricerca archeologica dell’Autorità israeliana per le antichità (IAA) ha dichiarato: «Le maschere di pietra sono legate alla rivoluzione agricola. Il passaggio da un’economia di cacciatori-raccoglitori, a una basata su agricoltura e addomesticamento di piante e animali, fu accompagnato da un cambiamento nella struttura sociale e da un forte aumento delle attività religiose rituali. Le scoperte rituali di quel periodo includono statuette a forma umana, teschi intonacati e maschere di pietra».

È inoltre possibile che la maschera fosse legata al culto degli antenati. «Faceva parte del rituale e della conservazione del patrimonio familiare», dice l’archeologo Ronit Lupu (Unità di prevenzione dei furti dell’IAA). «Non a caso troviamo dei teschi sepolti sotto i pavimenti delle case, che gli antichi curavano addirittura in diversi modi: intonacandoli, modellandone le fattezze del viso e persino inserendo conchiglie negli occhi. Le maschere di pietra, come quella di Pnei Hever, hanno dimensioni simili al volto umano, motivo per cui gli studiosi tendono a collegarle con l’adorazione degli antenati».

(Antiquities Theft Prevention Unit, Israel Antiquities Authority)

Autentico?

La maschera era stata trovata sulla superficie di un campo alla fine del 2017 da un colono, uscito per una passeggiata. La posizione esatta del ritrovamento e l’identità del colono non sono state rivelate, ma secondo Ronit Lupu non c’è “alcuna ragione” per credere a illeciti o saccheggi. Gli archeologi hanno esaminato il luogo del ritrovamento e hanno testato l’artefatto per confermare la sua autenticità e provenienza.

Attualmente nel mondo sono note 15 maschere autentiche risalenti al Neolitico B, ma solo due di esse sono state scoperte in un chiaro contesto archeologico; le altre provengono da collezioni private. Il commercio di antichità illegali è estremamente frustrante per gli archeologi, a causa della difficoltà nel dimostrarne l’autenticità e della perdita delle informazioni sulla provenienza, sulla funzione e sugli altri reperti del sito.

(Clara Amit, Israel Antiquities Authority)
(Clara Amit, Israel Antiquities Authority)

Autorità israeliana per le antichità

Haaretz

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