
Il famoso esercito di terracotta era in origine colorato in modo vivace. Le statue apparivano in rosso acceso, rosa, blu, verde e altri colori naturali derivati da minerali o piante. Tutti a parte il color porpora che era artificiale, frutto di una reazione chimica, una grande innovazione unica della Cina. Oggi le statue sembrano ocra e grigie, questo perché il contatto con l’aria fa degradare i colori molto velocemente: i pigmenti cominciano a cambiare 15 secondi dopo l’esposizione alla luce; dopo 4 minuti, la lacca sottostante si rompe. Il problema è che l’antica lacca cinese era di origine animale, dunque sensibile al cambio di umidità. E quando si rimuove la terra, l’acqua evapora.
Quando ebbe unificato l’impero, 700.000 uomini vennero lì mandati da tutte le terre dell’Impero” (Sima Qian, Shiji, 6)
Nessuna fonte storica parla dell’esercito di terracotta. Lo storico cinese Sima Qian scrive però dell’immenso sforzo per costruire il mausoleo dell’imperatore Qin Shi Huang (259-210 a.C.), primo unificatore della Cina. L’intero complesso si estende per 56 km², così grande che alla morte dell’imperatore a 49 anni non era ancora finito. Finora sono stati scavati circa 8000 soldati e cavalli di terracotta, oltre a carri di legno e bronzo e vere armi.