
Due mosaici recentemente rinvenuti nella domus di Orione, a Pompei, hanno fatto ipotizzare che il proprietario fosse un gromatico romano, un tecnico esperto di topografia e misurazioni. Uno studio del Parco Archeologico di Pompei e del Politecnico di Milano ha identificato un mosaico con la groma – lo strumento degli agrimensori – e un mosaico con un disegno tecnico.


I mosaici
Il ritrovamento dei mosaici è avvenuto nel corso degli scavi della Regio V, nella casa chiamata “di Orione”. La loro nuova interpretazione è stata esposta nella nuova ricerca “Gromatics illustrations from newly discovered pavements in Pompeii”, redatta da Massimo Osanna, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, insieme a Luisa Ferro e Giulio Magli della Scuola di Architettura del Politecnico di Milano.
Il primo moisaico è un quadrato inscritto in un cerchio tagliato da due linee perpendicolari, una delle quali coincide con l’asse longitudinale dell’atrio della casa. Le due linee e le diagonali del quadrato sembrano una rosa dei venti, e dividono il cerchio in otto settori equidistanti. Il disegno è sorprendentemente simile a quello di un codice medievale che illustra il modo col quale i gromatici dividevano lo spazio.


Il secondo mosaico mostra un cerchio con una croce ortogonale al suo interno. Accanto vi è una linea retta che termina con un piccolo “cerchio” formato da cinque punti: sembra proprio la rappresentazione di un groma.


Secondo i ricercatori il proprietario dell’edificio era quindi un gromatico. «A confermarlo – aggiunge Magli – anche un altro indizio: i mosaici della casa a tema astronomico. L’astronomia era infatti una conoscenza indispensabile per i gromatici, che la usavano per stabilire il modo in cui erano orientati i campi e le città».
Agrimensori esperti
I gromatici romani erano tecnici altamente specializzati che si occupavano della misurazione della terra e del tracciamento delle linee per la fondazione delle città e la pianificazione degli acquedotti, utilizzando uno speciale strumento topografico chiamato, appunto, groma. Le loro competenze tecniche sono leggendarie: per esempio, progetti di centuriazioni estremamente precisi sono ancora visibili oggi in Italia e in altri paesi del Mediterraneo. Il loro lavoro aveva anche connessioni religiose e simboliche legate alla fondazione di città e alla tradizione etrusca.

La groma
Il loro strumento era una croce con quattro braccia perpendicolari, ciascuno dei quali portava corde con pesi identici, che fungevano da filo a piombo. L’Agrimensore poteva allineare con estrema precisione due linee a piombo molto sottili opposte con pali di riferimento tenuti a varie distanze da assistenti o fissati nel terreno, allo stesso modo in cui le paline (pali rossi e bianchi) vengono utilizzate nella moderna rilevazione del teodolite. Finora, l’unico esemplare mai ritrovato di questo strumento proveniva dagli scavi di Pompei mentre le immagini che illustrano il lavoro dei gromatici vennero trasmesse soltanto dal codice medievale, risalente a molti secoli dopo che l’arte degli Agrimensores non era più praticata. Così sembra che ancora una volta Pompei sia il luogo in cui possano emergere nuove informazioni su questi antichi architetti.

Stupendo articolo.
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