Il più antico calendario Maya conosciuto

Il 21 luglio 1561, una folla di contadini indigeni protestò nella piazza di Mani, in Messico, dopo che un missionario francescano aveva incendiato decine di delicati libri, o codici, Maya. Condannati dai missionari come “inganno del Diavolo”, questi testi scritti conservavano le conoscenze elaborate nei secoli della scienza e della matematica Maya. Simili atti di distruzione continuarono, cancellando centinaia di altri codici Maya. Oggi sono sopravvissuti solo una manciata di codici leggibili.

Ora un team di ricercatori americani ha scoperto un piccolo tesoro di antichi testi Maya in un luogo sorprendente. In un articolo pubblicato su Science, William Saturno, archeologo presso l’Università di Boston, e i suoi colleghi, rivelano il ritrovamento di tavole astronomiche Maya e altri testi dipinti e incisi sulle pareti di una casa di 1.200 anni fa, nel sito di Xultún in Guatemala. Le tavole astronomiche appena scoperte sono di almeno 500 anni più antiche di quelle conservate nei codici Maya, dando ai ricercatori una visione nuova della scienza al culmine della civiltà Maya. “Penso che siamo tutti stupiti da questa scoperta”, afferma Stephen Houston, archeologo presso la Brown University (che non ha fatto parte del team).

(Tyrone Turner, National Geographic)
William Saturno (Tyrone Turner, National Geographic)

I tombaroli avevano già ampiamente saccheggiato Xultún, che all’epoca era una grande città Maya. Ma nel marzo 2010, un membro del team di Saturno, lo studente dell’Università di Boston Maxwell Chamberlain, scoprì parte di un muro dipinto esposto dai tombaroli. Successivi scavi archeologici avevano rivelato tre pareti intatte nella stanza di un complesso residenziale: sulle mura vi erano i dipinti di figure umane – tra cui un re Maya riccamente vestito – così come colonne verticali di numeri scritti coi geroglifici Maya.

In questa fotografia composita, da sinistra: uno dei tre ritratti quasi identici di uomini seduti; un presunto scriba con in mano un pennello; un re maya ornato di piume azzurre (Tyrone Turner, National Geographic)
I tre uomini seduti indossano copricapi di foggia mai ritrovata prima nell’arte maya (Heather Hurst, National Geographic)
I glifi vicino al volto riportano il suo nome: “Fratello minore Ossidiana”. Secondo l’ipotesi di Saturno, l’insolito titolo e la vicinanza alla figura del re indicano che l’uomo, probabilmente uno scriba o un artista che abitava nella casa, era anche imparentato con il sovrano (Heather Hurst, National Geographic)
Ricostruzione del ritratto di re (Heather Hurst, National Geographic)

Il team ha scansionato tutti i dipinti e i numeri, li ha uniti in digitale, e ha inviato le immagini a David Stuart dell’Università del Texas di Austin, specializzato nello studio delle iscrizioni Maya. L’analisi di Stuart ha rivelato che almeno cinque delle colonne numeriche erano sormontate da geroglifici che gli scribi Maya una volta utilizzavano per registrare i dati lunari. Questi glifi “della Luna”, così come i numeri sotto di loro, suggeriscono che le colonne rappresentano notazioni astronomiche simili a quelle trovate nel Codice di Dresda, un libro Maya ora custodito in un museo tedesco. Altri raggruppamenti numerici nella sala recentemente scoperta sembrano rappresentare cicli calendariali che coinvolgono i pianeti Venere e Marte.

In particolare, uno di essi si riferisce a un momento posto a distanza di 7.000 anni nel futuro, il che smentirebbe (se ce ne fosse ancora bisogno) che i Maya non hanno mai predetto la fine del mondo per il 21 dicembre 2012. “Gli antichi Maya prevedevano che il mondo sarebbe continuato, anche 7.000 anni dopo il giorno in cui furono tracciati questi segni”, sostiene Saturno.

(William Saturno e David Stuart, National Geographic)

Gli scribi Maya usavano la loro conoscenza dei cicli astronomici per pianificare importanti cerimonie pubbliche, come l’ascesa al potere di un re Maya o la designazione di un erede reale. “Ai Maya piaceva ancorare gli eventi storici nel tempo cosmico”, dice Saturno. Perciò gli scribi si basavano sulla conoscenza calendariale per programmare le cerimonie principali nelle date più opportune, come ad esempio un giorno in cui si sarebbe verificato un importante evento mitico o un fenomeno astronomico come un eclissi.

Ma perché qualcuno ha riportato le tavole astronomiche sui muri di una casa piuttosto che sulla stoffa di corteccia (amatl) come facevano di solito gli scribi Maya? Uno dei testi incisi suggerisce che la stanza sia stata in uso per tutto l’813 d.C., e Houston pensa che questa data potrebbe offrire un indizio. All’inizio del nono secolo, infatti, i disordini politici devastarono parti del mondo Maya, con alcune città-stato che implosero mentre altre sembravano crescere. Forse, suggerisce Houston, lo scriba di Xultún voleva registrare in modo più permanente i dati calendariali: “Potrebbe essere una sorta di tentativo di archiviazione”, dice.

Tutto sommato sembra una decisione molto lungimirante, data la successiva perdita della maggior parte dei libri Maya. E ciò che questo insolito archivio offre riguardo le menti degli antichi scienziati Maya è particolarmente coinvolgente, dice Houston. “Quello che state guardando è un fondamentale tentativo umano per dare un senso ai diversi modelli della natura, e in qualche modo li armonizza in un’elegante struttura matematica”.

Science

National Geographic (fotografia navigabile)

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