Una migrazione umana arcaica modificò il DNA dei Neanderthal?

femore Neanderthal, HST, Hohlenstein-Stadel
Il femore di Neanderthal, chiamato HST, scoperto nella grotta di Hohlenstein-Stadel, in Germania (Oleg Kuchar/Museum Ulm)

Il nuovo studio genetico di un femore di Neanderthal ha dipinto un nuovo quadro, affascinante e misterioso, sulle origini di questa specie.

I dati genetici hanno spinto gli scienziati dell’Istituto Max Planck e dell’Università di Tubinga ad avanzare una nuova e sorprendente ipotesi: tra i 470.000 e i 220.000 anni fa, un gruppo di hominini avrebbe lasciato l’Africa e raggiunto in Europa o in Asia (verosimilmente in Medio Oriente) gli antenati dei Neanderthal già presenti sul luogo, creando una prole ibrida.

Non si sa ancora chi fossero questi hominini, ma certamente erano geneticamente vicini all’Homo Sapiens. Alla fine scomparvero, ma trasmisero comunque il loro DNA mitocondriale creando i Neanderthal così come li conosciamo oggi.

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Il DNA di 90 mummie svela la storia degli antichi Egizi

sarcofago Abusir el-Meleq
Un sarcofago da Abusir el-Meleq (bpk/Aegyptisches Museum und Papyrussammlung, SMB/Sandra Steiss)

Le mummie egizie conservano molti dettagli dei defunti: tratti del viso, segni di malattia e persino tatuaggi. Ma il DNA era così difficile da estrarre che molti scienziati si erano convinti che il clima caldo del deserto, l’umidità delle tombe e le sostanze chimiche usate nella mummificazione, avessero distrutto il materiale genetico da tanto tempo.

Ora una squadra di specialisti di DNA antico ha sequenziato con successo i genomi di 90 mummie egizie risalenti tra il 1.388 a.C. e il 426 d.C. È la prima volta che gli scienziati possono esaminare degli Egizi comuni, che sorprendentemente sarebbero cambiati poco nonostante secoli di conquiste.

Secondo i risultati, questi individui assomigliavano alle popolazioni antiche del Vicino Oriente e a quelle neolitiche di Anatolia e Europa. Tuttavia, negli ultimi 1.500 anni, negli egiziani moderni c’è stato un incremento di DNA dall’Africa subsahariana.

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Quasi tutti gli esseri umani non africani risalgono alla stessa migrazione

Eske Willerslev (a sinistra) incontra gli anziani aborigeni durante la sua ricerca (Science)
Eske Willerslev (a sinistra) incontra gli anziani aborigeni durante la sua ricerca (Preben Hjort, Mayday Film)

Tre nuovi studi genomici hanno delineato un preciso quadro su come gli esseri umani si diffusero sul pianeta.

Dall’Africa, la culla dell’Homo Sapiens, gli uomini probabilmente migrarono più volte in diverse ondate, ma fu soltanto una la migrazione da cui tutti gli euroasiatici viventi oggi discendono: avvenne tra i 50.000 e i 60.000 anni fa, e ci ha dato più del 90% della nostra ascendenza.

Le ricerche sottolineano inoltre la grande particolarità degli aborigeni australiani: sono loro il popolo geneticamente più antico della Terra, praticamente immutato da circa 50.000 anni. Non a caso l’Autralia conserva alcune delle testimonianze più antiche dell’Homo Sapiens al di fuori dell’Africa.

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I primi agricoltori della Mezzaluna Fertile erano già popolazioni molto diverse

Vicinanza genetica tra i resti antichi e le popolazioni moderne. In rosso per i siti sul Mar Egeo; in blu per i siti tra Iran e Iraq (Science)
Vicinanza genetica tra le popolazioni antiche e moderne. In rosso considerando i siti sul Mar Egeo; in blu considerando i siti tra Iran e Iraq (Science)

L’agricoltura e le comunità sedentarie furono inventate circa 10.000 anni fa nella Mezzaluna Fertile, una regione storica in Medio Oriente. La maggior parte delle tecnologie e della cultura associate con l’agricoltura, incluso l’allevamento di animali, si originarono là. La transizione dallo stile di vita nomade basato su caccia e raccolta, all’agricoltura e alla sedentarietà, fu un cambiamento così radicale che venne coniato il termine rivoluzione neolitica. Circa 2.000 anni dopo, il nuovo stile di vita neolitico apparve in Europa sudorientale e poco dopo nell’Europa centrale e mediterranea.

Ora un team internazionale di ricercatori, diretto dai paleogenetisti dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza (Germania), ha fatto una nuova eccezionale scoperta. In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science, hanno dimostrato che i primi contadini sui monti Zagros (Iran) non sono gli antenati né degli attuali europei, ma neanche dei primi agricoltori in Anatolia (Turchia), che pure abitavano dall’altra parte della Mezzaluna Fertile. I due gruppi si erano già separati geneticamente tra i 46.000 e i 77.000 anni fa.

«È stata una sorpresa», dice Farnaz Broushaki, uno degli autori dello studio. «Il nostro team aveva appena scoperto un’ascendenza genetica che collega i primi contadini europei fino all’Anatolia nordoccidentale. Ma ora sembra che questa catena si rompa da qualche parte nell’Anatolia orientale».

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Le popolazioni sul mar Egeo introdussero l’agricoltura in Europa

    Una sepoltura nel sito di Paliambela, in Grecia (K. Kotsakis and P. Halstead, Paliambela Excavation Project Archive)
Una sepoltura nel sito di Paliambela, in Grecia (K. Kotsakis and P. Halstead, Paliambela Excavation Project Archive)

Uno studio genetico ha scoperto nuovi dettagli riguardo l’introduzione dell’agricoltura in Europa nell’Età della Pietra, e sui primi europei in generale.

La teoria è che l’agricoltura venne introdotta in Europa circa 8.500 anni fa da diverse popolazioni neolitiche provenienti dalla regione del mar Egeo, e che queste arrivarono nel nostro continente (allora ancora dominato da cacciatori-raccoglitori) in due ondate diverse, tramite l’Europa centrale e meridionale.

Le scoperte si basano sui campioni genetici di antiche comunità agricole di Germania, Ungheria e Spagna. Confrontando queste con i genomi rinvenuti nei siti di Grecia e Turchia nordoccidentale, dove l’agricoltura veniva praticata secoli prima, i ricercatori sono stati in grado di tracciare una linea genetica che collega le popolazioni dell’Egeo a quelle dell’Europa.

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DNA europeo per un fenicio di Cartagine

Ricostruzione del Giovane uomo di Byrsa (Wikimedia)
Ricostruzione del Giovane uomo di Byrsa (Wikimedia)

Gli scienziati hanno completamente mappato il genoma del “Giovane uomo di Byrsa”, un fenicio vissuto 2.500 anni fa, e i cui resti furono scoperti fuori Cartagine nel 1994. I fenici furono un importante popolo di commercianti, originario del Libano, che colonizzò diversi luoghi sul mar Mediterraneo, inclusa l’odierna Tunisia dove fondarono Cartagine.

Il team, co-diretto dalla genetista dell’Università di Otago Lisa Matisoo-Smith, ha scoperto che l’uomo aveva un raro aplogruppo mitocondriale, che si pensa essere originario non del nord dell’Africa, ma dell’Europa. Il suo DNA combacia moltissimo a quello di un moderno portoghese.

Gli scienziati ipotizzano che il Giovane uomo di Birsa (Young Man of Byrsa) avesse antenati nella penisola iberica, e non in Nordafrica o Vicino Oriente come ci si sarebbe aspettato.

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Lo stomaco di Ötzi getta luce sull’antica migrazione umana

I dott. Egarter e Zink durante una fase dello studio (EURAC)
I dott. Egarter e Zink durante una fase dello studio (EURAC)

Ötzi, la mummia che risale all’età del rame scoperta nel 1991 in un ghiacciaio delle Alpi orientali, continua a fornire preziose informazioni sulla vita dell’Homo Sapiens.

Cinque anni fa è stato decifrato il suo genoma completo e da quel momento sembrava che la sorgente di queste spettacolari scoperte si dovesse presto esaurire. Un’équipe di ricercatori internazionale è invece riuscita a decifrare il genoma completo del batterio contenuto nello stomaco della mummia, dimostrando la presenza dell’Helicobacter pylori.

Si tratta di un batterio presente in circa metà della popolazione umana odierna, e potrebbe fornire elementi preziosi nello studio delle prime migrazioni umane in Europa. Continua a leggere “Lo stomaco di Ötzi getta luce sull’antica migrazione umana”

Sequenziato il primo genoma antico di un africano

Un ragazzo di etnia Ari (Ben Pipe/Robert Harding World Imagery/Corbis)
Un ragazzo di etnia Ari. Mota era più vicino agli Ari, un gruppo etnico che vive ancora oggi vicino alle regioni montagnose etiopi (Ben Pipe/Robert Harding World Imagery/Corbis)

L’Africa è la culla della nostra specie e la fonte di antiche migrazioni verso tutto il mondo. Ma finora si è persa una rivoluzione nella comprensione delle origini umane: lo studio del DNA antico. Sebbene i ricercatori siano riusciti a sequenziare i genomi di Neandertal europei, allevatori preistorici asiatici, paleoindiani americani, il clima caldo e umido dell’Africa ha lasciato poco DNA antico e intatto da estrarre. Come risultato, «l’Africa è stata lasciata fuori», dice il genetista Jason Hodgson della Imperial College London.

Finora. Uno studio pubblicato su Science svela il primo genoma preistorico dall’Africa: quello di Mota, un cacciatore-raccoglitore vissuto 4.500 anni fa nelle regioni montagnose dell’Etiopia. Chiamato come la grotta che conteneva i suoi resti, il genoma di Mota «è stata una grande impresa», dice Hodgson, non coinvolto nella ricerca. «Fornisce il nostro primo sguardo su come appariva un genoma africano, prima delle [grandi migrazioni]». E quando paragonato con il DNA degli africani di oggi, ha rivelato qualcosa di sorprendente. Continua a leggere “Sequenziato il primo genoma antico di un africano”

Chi abitava Sima de los Huesos?

L’analisi dei fossili di ominidi di Sima de los Huesos – risalenti a 430.000 anni fa – sembra indicare che le prime popolazioni giunte in Europa si siano ramificate in numerosi piccoli gruppi, che si sono poi rapidamente differenziati. Tutti questi gruppi si sarebbero poi estinti, forse per problemi climatici, con la sola eccezione del lignaggio dei Neanderthal, fino al più tardo arrivo dell’uomo moderno.

I ricercatori al lavoro nella Sima de los Huesos, la "buca delle ossa" nella Sierra di Atapuerca (Javier Trueba, Madrid Scientific Films)
I ricercatori al lavoro nella Sima de los Huesos, la “buca delle ossa” nella Sierra di Atapuerca (Javier Trueba, Madrid Scientific Films)

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Una rotta marittima per le migrazioni neolitiche in Europa

Le popolazioni del Neolitico portarono l’agricoltura in Europa meridionale 9.000 anni fa “saltellando” da un’isola all’altra attraverso il Mediterraneo settentrionale: lo rivela una nuova ricerca genetica pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences. Le testimonianze archeologiche hanno dimostrato che l’agricoltura e l’allevamento nacquero nel Vicino Oriente circa 12.000 anni fa, e che il nuovo stile di vita soppiantò rapidamente quello più nomadico dei … Continua a leggere Una rotta marittima per le migrazioni neolitiche in Europa

Lo scheletro di una ragazza conferma le origini dei primi americani

L’antico scheletro di una ragazza rinvenuto in una grotta sommersa della penisola dello Yucatan (Messico) potrebbe costituire l’elemento mancante del puzzle sulle misteriose origini dei primi americani. Il DNA estratto dalle sue ossa, risalenti a circa 13 mila anni fa, sembrerebbe suggerire che i primi abitanti del continente americano fossero davvero parenti stretti dei moderni nativi americani. Somiglianze nascoste La ragazza, ribattezzata Naia in onore delle Naiadi … Continua a leggere Lo scheletro di una ragazza conferma le origini dei primi americani

Gli uomini lasciarono l’Africa 130 mila anni fa?

La prima migrazione dell’uomo moderno dall’Africa sarebbe avvenuta circa 130 mila anni fa, nel Pleistocene medio, e non fra 50 e 75 mila anni fa (nel Pleistocene superiore) com’era stato ipotizzato dagli studiosi in passato; o perlomeno, la dispersione di Homo sapiens si sarebbe verificata in più movimenti migratori. A confermare questa teoria, già avanzata qualche anno fa anche in base a testimonianze fossili, è … Continua a leggere Gli uomini lasciarono l’Africa 130 mila anni fa?