La fondazione greca di Selinunte: muri di argilla e una “sirena”

Tempio R

Scoperte del tempio R

L’ultimo scavo a Selinunte ha portato alla luce le più antiche fondazioni della polis greca. Sono dei muri d’argilla e cenere edificati quando i greci di Megara Iblea vi si installarono verso la metà del VII secolo a.C. «Per tecnica e condizione stratigrafica, sono le più antiche strutture nel grande santuario urbano e di Selinunte», spiega l’archeologo Clemente Marconi. «I muri vennero edificati sul terreno vergine e poi abbattuti per fare spazio alla costruzione del tempio R». Alla base, si vede ancora il banco di roccia, un livello di terra rossa e uno di terra rossa e marrone con ceramiche dell’Età del Bronzo, segni di un insediamento. Inoltre sono stati scoperti nuovi elementi del deposito di fondazione del 570 a.C., punte di lancia e vasi per profumi. Sono 85 gli oggetti recuperati al momento, ma si stima che ce ne siano altri 200-250.

Muri di argilla di un recinto rituale (© Parco archeologico di Selinunte)

Le sirene dell’antica Grecia

L’archeologa Arianna Romano ha fatto una delle scoperte più interessanti, individuando una dozzina di frammenti di avorio tra numerosi resti animali rinvenuti nel 2017. Ricomposti dalla restauratrice Laura Schepis, hanno formato una sirena in miniatura grande 2,5 cm. La parte superiore è di donna, la parte inferiore di uccello. Non si tratta di una “strana” sirena, le sirene della mitologia greca non erano donne con la coda di pesce, ma donne col corpo di uccello, quindi con ali e artigli al posto dei piedi. Tuttavia Marconi non esclude che possa trattarsi di una figura mitologica simile, l’arpia.

Statuetta d’avorio di sirena, 550 a.C. circa (© Parco archeologico di Selinunte)

Lo scettro di Selinunte

Da un livello stratigrafico successivo alla distruzione cartaginese del 409 a.C. è emersa una matrice in calcare fine. Si vedono ancora i fori per assemblare le due valve e il canale dove far colare il metallo fuso. L’altra parte della matrice era stata trovata nel 2012. Le matrici furono sepolte in due luoghi diversi, forse perché l’oggetto era talmente prezioso da non dover essere replicato.

Matrice in pietra di uno scettro, trovata presso il tempio R di Selinunte (© Parco archeologico di Selinunte)

La prima area di attività di culto

Tra il tempio C e il tempio R sono state dissotterrate piastre di cottura in argilla di tipo greco (non indigeno) e resti faunistici, oltre a una grande quantità di ceramica di Megara Iblea. Rafforza l’idea che questa sia stata la prima area di attività di culto dei fondatori di Selinunte.

Un altro reperto importante è un amuleto in blu egizio del dio Horus nella forma di falco, importato dall’Egitto.

Amuleto egizio di Horo a Selinunte, VII secolo a.C. (© Parco archeologico di Selinunte)

Tempio A

Le ricerche presso il tempio A hanno confermato alcune teorie sull’arrivo dei coloni greci. «La scoperta più interessante è la falda acquifera sotto le fondazioni del tempio A», ha raccontato Marconi. «Finora non ne avevamo alcuna testimonianza archeologica nella punta meridionale dell’acropoli, che quindi pensiamo sia servita come primo luogo di insediamento». In età arcaica, il settore meridionale dell’acropoli era occupato da abitazioni residenziali, ma reperti quali ceramiche raffinate indicano che vi fosse anche un’area sacra.

Ortofoto delle fondamenta del tempio A sull’acropoli di Selinunte (© Parco archeologico di Selinunte)

Il Tempio O

A differenza del tempio A, le fondazioni di questo tempio sono dei materiali reimpiegati. «È molto probabile che in età arcaica ci fosse un altro tempio, smantellato per costruirne uno nuovo, ma il tempio O non venne mai completato», ha detto Marconi. Nel terreno rimane il segno di una enorme crepa, quindi sarebbe stato uno smottamento dopo la costruzione della piattaforma di fondazione a fermare i lavori. Oggi noi sappiamo che sotto questo sito manca il banco di roccia. All’epoca, lo smottamento provocò un cedimento e la decisione di non completare il tempio, probabilmente verso il 450 a.C., dopo l’edificazione del tempio A.

Veduta aerea dell’agorà di Selinunte (© Parco archeologico di Selinunte)
(© Parco archeologico di Selinunte)
(© Parco archeologico di Selinunte)

Lo scavo ha visto la partecipazione delle missioni archeologiche dell’Institute of Fine Arts della New York University e dell’Università degli Studi di Milano con la squadra dell’Istituto Archeologico Germanico.

L’archeologo Clemente Marconi (© Parco archeologico di Selinunte)
Archeologi al lavoro (© Parco archeologico di Selinunte)
Le nuove scoperte saranno esposte nell’Antiquarium del Parco archeologico (© Parco archeologico di Selinunte)

ANSA

Parco archeologico di Selinunte

A Selinunte era stata scoperta la più grande area di produzione di terracotte e ceramiche del mondo antico.

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