Il bancone di un “bar” a Pompei interamente affrescato

(Luigi Spina)

Un nuovo scavo a Pompei ha portato alla luce un thermopolium, una sorta di “bar” che serviva pasti veloci e bevande calde o fredde. Le eleganti decorazioni mostrano alcuni dei cibi che si potevano acquistare nel locale. La scoperta era stata fatta l’anno scorso, col ritrovamento dell’ingresso e del bancone affrescato da una ninfa marina. Lo scavo di quest’anno ha invece riguardato il resto dell’ambiente. Il termopolio si apriva su una piazzetta molto frequentata dai pompeiani: qui vi erano anche una fontana e la cosiddetta Taverna dei gladiatori combattenti rinvenuta nel 2019.

La scoperta del 2019

I lavori dell’anno scorso dovevano solamente mettere in sicurezza i vecchi fronti di scavo. Tuttavia, l’eccezionalità degli affreschi già allora scoperti ha spinto i ricercatori a completare la scoperta per procedere a un restauro adeguato. Le prime decorazioni presentavano l’immagine di una nereide a cavallo, di un cespo vegetale e dello stesso bancone. Inoltre erano state trovate alcune anfore davanti al bancone proprio come nell’affresco. Il locale si trova nello slargo all’incrocio tra il vicolo delle Nozze d’argento e il vicolo dei Balconi. Nella piazzetta antistante erano già emerse una cisterna, una fontana e una torre piezometrica (serviva a regolare la pressione dell’acqua nelle condutture della città). «Oltre a trattarsi di un’ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, le possibilità di analisi di questo termopolio sono eccezionali, perché per la prima volta si è scavato un intero ambiente con metodologie e tecnologie all’avanguardia che stanno restituendo dati inediti», ha dichiarato Massimo Osanna, direttore generale ad interim del Parco archeologico di Pompei. «All’opera è una squadra [con competenze] interdisciplinari: antropologia fisica, archeologia, archeobotanica, archeozoologia, geologia e vulcanologia. Alle analisi già effettuate in situ a Pompei, saranno affiancate ulteriori analisi chimiche in laboratorio per comprendere i contenuti dei dolia (i contenitori in terracotta)».

(Luigi Spina)
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L’immagine del bancone con le anfore davanti rifletteva la realtà. Qui venne anche disegnato uno schiavo al lavoro (Luigi Spina)
(Luigi Spina)
(Luigi Spina)

La scoperta del 2020

Il nuovo scavo ha fatto emergere il resto del bancone e altre pregevoli scene di natura morta con rappresentazioni di animali, probabilmente macellati e venduti nel locale. Si distinguono due anatre germane a testa in giù e un gallo. Un cane al guinzaglio richiama vagamente il monito del famoso Cave canem. Qualcuno scrisse sulla cornice del disegno la frase Nicia cinede cacator: “Nicia (probabilmente un liberto proveniente dalla Grecia) cacatore, invertito!” forse per prendere in giro il proprietario del locale o qualcuno che ci lavorava. Altro dato interessante è il rinvenimento di ossa umane, ritrovate parzialmente sparse per colpa dei tunnel scavati dai tombaroli in età moderna. Alcune ossa sono di un individuo di almeno 50 anni che verosimilmente, al momento dell’arrivo della corrente piroclastica, era su un letto di cui restano tracce (chiodi e residui di legno). Altre ossa, ancora da indagare, sono di un altro individuo e sono state rinvenute all’interno di un grande dolio, forse qui riposte sempre dai primi scavatori. Inoltre nel termopolio è stato rinvenuto diverso materiale da dispensa e per il trasporto: nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa. Il pavimento è fatto di cocciopesto (frammenti di terracotta lo rendono impermeabile) e in alcuni punti sono stati inseriti dei marmi policromi (alabastro, portasanta, breccia verde e bardiglio).

(Luigi Spina)
(Luigi Spina)
(Luigi Spina)
(Luigi Spina)
(Luigi Spina)
(Luigi Spina)

Bar dell’antichità

I termopoli servivano bevande e cibi caldi conservati in grandi giare (dolia) incassati nel bancone in muratura. Erano molto diffusi nel mondo romano, dove era abitudine consumare il prandium (il pasto) fuori casa. Nella sola Pompei se ne contano una ottantina, ma nessuno con il bancone interamente dipinto, a conferma dell’eccezionalità del ritrovamento. Le prime analisi di laboratorio confermano come le pitture sul bancone rappresentino, almeno in parte, i cibi e le bevande effettivamente venduti nel locale: tra i dipinti del bancone sono raffigurate due anatre germane, e in effetti un frammento osseo di anatra è stato rinvenuto all’interno di uno dei contenitori, insieme a suino, caprovini, pesce e lumache di terra, a testimonianza della grande varietà delle pietanze. Le prime analisi archeobotaniche hanno individuato frammenti di quercia caducifoglie, probabilmente elementi strutturali del bancone. Sul fondo di una giara che conteneva vino è stata individuata la presenza di fave, intenzionalmente macinate. Apicio nel De re Coquinaria (I,5) ce ne fornisce il motivo, asserendo che venivano usate per modificare il gusto e il colore del vino, sbiancandolo. Nell’angolo tra le due porte del termopolio è stato rinvenuto uno scheletro completo di cane. Non si tratta di un grande cane muscoloso come quello dipinto sul bancone ma di un esemplare estremamente piccolo, alto 20-25 cm alla spalla, pur essendo un cane adulto. Cani di queste piccolissime dimensioni, sebbene piuttosto rari, attestano selezioni intenzionali avvenute in epoca romana.

Parco archeologico di Pompei

MIBACT

ANSA

4 pensieri su “Il bancone di un “bar” a Pompei interamente affrescato

    1. Ottimo paragone. È uno degli edifici più suggestivi e meglio conservati di Ostia antica. Aveva addirittura un cortile interno con fontanella dove i clienti potevano consumare i pasti.

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