
L’analisi al microscopio del rarissimo stoppino di una lampada ad olio bizantina, scavato negli anni ’30 nel sito archeologico di Shivta, ha scoperto che era fatto di pregiato lino. Il delicato materiale era usato in occasione dello Shabbat, e si è conservato per 1.500 anni grazie al clima arido del deserto del Negev.

«Le lampade ad olio hanno svolto un ruolo chiave nella vita quotidiana nell’antichità, illuminando case ed edifici pubblici dopo il tramonto. Le lampade in ceramica o vetro si trovano spesso negli scavi archeologici, ma uno stoppino antico è raro», ha dichiarato la dottoressa Naama Sukenik (Autorità Israeliana per le Antichità). Lo stoppino era stato scavato negli anni ’30 dall’americano Harris Dunscombe Colt, ancora inserito nel tubicino di rame nel quale veniva acceso. È stato esaminato per la prima volta solo adesso, nel quadro di un ampio progetto di ricerca sugli insediamenti bizantini nel Negev. L’esame microscopico di Sukenik ha dimostrato che era fatto di lino, un materiale noto per il suo uso nel tessile e nell’abbigliamento, nonché per le lampade ad olio.
Nelle fonti ebraiche vengono discussi i materiali appropriati per produrre gli stoppini, in particolare per le lampade da usare durante il giorno dello Shabbat. «Il lino è citato come materiale di alta qualità, perché brucia a lungo e con una bella forma», ha detto Sukenik. «La Mishnah menziona altri stoppini fatti con materiali di qualità inferiore, e quindi proibiti per le lampade dello Shabbat. Tra questi vi erano le fibre della pianta Pomo di Sodoma, che cresce ancora nell’area del Mar Morto. Sembra dunque che gli abitanti di Shivta scelsero di illuminare i loro edifici pubblici con stoppini di lino. E poiché il lino non cresce nel Negev, probabilmente arrivò dal nord del paese grazie al commercio». Nonostante le sue piccole dimensioni, lo stoppino aiuta a far luce su «uno degli oggetti più essenziali e comuni dell’antichità».

