
I ricercatori dell’Università di Haifa sono riusciti a restaurare e decifrare uno degli ultimi Rotoli del Mar Morto non ancora tradotti. Scritto con un codice ebraico, il rotolo riporta un particolare calendario di 364 giorni utilizzato dalla comunità locale. Al suo interno sono annotati gli inizi delle stagioni – chiamati tekufah – e diverse feste religiose, come il Vino Nuovo, l’Olio Nuovo e il Nuovo Raccolto, tutte collegate alla festa ebraica dello Shavuot.
La collezione dei 900 Manoscritti del Mar Morto, scoperti nelle grotte di Qumran (Cisgiordania) oltre 70 anni fa, è avvolta nel mistero sin dalla sua scoperta.

Calendario antico
La ricercatrice post-dottorato Eshbal Ratzon e il professore Jonathan Ben-Dov hanno impiegato un anno a mettere insieme i 62 frammenti del manoscritto. Il testo fornisce informazioni sulla comunità delle persone che lo hanno scritto e sul loro calendario di 364 giorni. «Poiché questo numero può essere diviso in quattro e sette, le occasioni speciali cadevano sempre nello stesso giorno», affermano i due studiosi. «Il calendario di Qumran è immutabile». La pergamena chiama le celebrazioni in mezzo alle stagioni ‘Tekufah‘, che in ebraico moderno significa ‘periodo’. Tali celebrazioni erano note grazie ad altri testi ma finora non erano mai state citate ufficialmente. Descrive anche due eventi religiosi conosciuti grazie a un altro Rotolo del Mar Morto: il Vino Nuovo e l’Olio Nuovo – uniti alla Festa del Raccolto (Shavuot) rispettivamente 100 e 150 giorni dopo il primo Shabbat del Pesach (la Pasqua ebraica). Parla anche di una Festa delle Offerte del Legno che dovrebbe durare sei giorni, con due alberi offerti a Dio in ciascuno di quei giorni. Alcune date sembrano essere state scritte a margine tra le colonne del testo, dando l’impressione che siano state aggiunte da una seconda persona.
Crittografati
La decifrazione «ha presentato difficoltà eccezionali e ha richiesto sforzi straordinari, proprio come assemblare un puzzle», hanno scritto i ricercatori israeliani nello studio pubblicato sul Journal of Biblical Literature. «I frammenti più grandi misurano 3,9 x 2,8 cm, i più piccoli non vanno oltre l’1,5 x 1,5 cm». Il codice che viene utilizzato «è un semplice codice sostitutivo, ogni lettera rappresenta un segno designato. Alcuni di questi segni corrispondono a lettere paleo-ebraiche o greche, mentre altri sembrano arbitrari». Il paleo-ebraico è una forma di scrittura che già all’epoca, circa 2000 anni fa, non era molto utilizzata. Solo alcuni Rotoli del Mar Morto furono criptati, e la maggior parte di loro con lo stesso codice. Stranamente questi testi – come “La regola della Congregazione” e “Fasi della Luna” – erano ben noti nella comunità di Qumran, e non sembra contenessero segreti o saggezza nascosta: «L’obiettivo generale della crittografia a Qumran non è del tutto chiaro», hanno scritto Ratzon e Ben-Dov. «In genere sembra che fosse un mezzo per trasmettere prestigio agli iniziati, ma non un mezzo sicuro al 100% o che impedisse la comprensione agli altri membri della comunità».
Il mistero dei Rotoli
Essendo documenti religiosi, i Rotoli del Mar Morto sono circondati da un alone di mistero. Furono scritti tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C., ma l’origine dei loro autori è controversa. Gli studiosi concordano, tuttavia, che i documenti – testi religiosi, apocalittici e calendari, oltre a inni e preghiere – furono scritti dagli abitanti del deserto della Giudea, secondo alcuni dagli Esseni. Circa 230 manoscritti si riferiscono a pratiche della Bibbia ebraica. Altri documenti “non biblici” descrivono credenze religiose e pratiche comunitarie invece che delle storie menzionate nella Bibbia. Le pergamene sono scritte per lo più in ebraico e in codice (il cosiddetto ‘Cryptic A’), sebbene ne siano state trovate anche in aramaico e greco. La maggior parte dei manoscritti sono in pergamena, ma alcuni erano su papiro e uno addirittura su rame. I rotoli provengono da 11 caverne scoperte tra il 1947 e il 1956. Nel 2017 gli archeologi ne hanno trovato una dodicesima, la quale tuttavia era stata saccheggiata a metà del XX secolo e al cui interno era rimasto solo un brandello di pergamena.



Ottima notizia, ogni decifrazione di un qualsiasi testo non ancora tradotto è sempre un grande passo avanti per la ricerca storica.
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