
Gli archeologi della missione archeologica svedese al lavoro nel sito di Gebel el Silsila, in Egitto, hanno pubblicato un primo resoconto di una necropoli risalente al Nuovo Regno. È stata datata alla XVIII dinastia, ma ci sono indizi secondo cui venne riutilizzata fino alla XIX.
A differenza da quanto riportato dagli altri media, la necropoli era già nota, ma la nuova ricerca ha permesso una sua prima documentazione completa.

La missione archeologica, condotta da Maria Nilsson e John Ward, ha finora documentato oltre 40 tombe e un piccolo santuario. Molte delle tombe hanno sofferto di forte erosione e estrema rovina a causa della crescente acqua sotterranea e del contenuto altamente distruttivo dei suoi sali. Cercando di capire come salvare al meglio i monumenti, il team ha cominciato un’accurata pulizia di una piccola selezione di tombe, un lavoro che continuerà nelle prossime stagioni.
Le tombe consistono di una o due camere tagliate nella roccia e non decorate, con una o più cripte tagliate nel pavimento roccioso, alcune con ancora i resti dei loro coperchi originali. L’ingresso delle tombe sono delle aperture squadrata che si sarebbero potute chiudere con una griglia.
Le tombe sono generalmente accessibili grazie e una serie di gradini che scendono in una camera rozzamente tagliata nella roccia. A causa della mancanza di decorazioni interiori ed esteriori, l’identità delle persone sepolte rimane al momento sconosciuta.







L’archeologia e la stratigrafia delle tombe suggeriscono che furono saccheggiate già nell’antichità, e ancora durante il XIX secolo, oltre ad essere colpite dalle inondazioni annuali e da tempeste di sabbia.
Il risultato sono strati contenenti anzitutto ceramiche, ossa, alcune perline e limo del Nilo, mischiato con resti animali tra cui squame di coccodrillo. Una composizione simile di reperti archeologici è stata documentata fuori dalle tombe.


Il materiale ceramico, studiato dall’esperto Sarah Doherty, è stato identificato come tipica ceramica funeraria del Nuovo Regno. Sono stati rinvenuti recipienti per la conservazione, boccali per birra, e una selezione di vasi votivi. Una prima analisi delle ossa, effettuata dalla dott.ssa Salima Ikram, suggerisce che furono sepolti uomini, donne e bambini di ogni età. E soprattutto, ciò indica un’occupazione più permanente a Gebel el Silsila di quanto si pensasse.
Tra i ritrovamenti più importanti vi sono un anello con un sigillo che reca il cartiglio del faraone Thuthmosi III “Men-kheper-re”, e uno scarabeo che porta anch’esso il nome del faraone. Sul rovescio del sigillo vi à un testo ancora in fase di studio.


I frammenti recuperati indicano che le bare erano decorate. Questo, insieme ai resti delle bende delle mummie e a perline e amuleti vari, suggeriscono la sepoltura di individui di status elevato.
Il santuario rinvenuto si trova sulla riva del Nilo. Consiste di due camere aperte rivolte verso il fiume, le quali conservano ancora dei tratti architettonici parziali, inclusi dei muri decorati e un ingresso interno sormontato da un disco solare alato.

