Le prime immagini del tempio di Poseidone a Samikon, in Grecia

«Samikon, dove si trova il tempio di Poseidone Samio, oggetto di una particolare venerazione in tutto il paese: un boschetto di olivi selvatici regna intorno», scriveva il geografo greco Strabone duemila anni fa (Geografia, VIII, 3, 13). Per lungo tempo gli archeologi hanno cercato il tempio del santuario di Poseidone sulla costa occidentale del Peloponneso. Lo scorso anno, lo scavo seguito a diversi telerilevamenti ha identificato le possibili vestigia del tempio.

Un’ubicazione privilegiata

Luogo sicuro

I resti del presunto tempio sono stati scoperti nel sito di Kleidi vicino a Samikon, grazie a una collaborazione tra Istituto archeologico austriaco, Università Johannes Gutenberg di Mainz (JGU), Università di Kiel e dell’Eforato delle Antichità dell’Elide. La forma della costa occidentale della penisola del Peloponneso è invero molto caratteristica. Lungo la curva estesa del Golfo di Kyparissia si trova un gruppo di tre colline circondate da sedimenti alluvionali costieri, in un’area altrimenti dominata da lagune e paludi. Poiché questo luogo era facilmente accessibile e sicuro, già durante la precedente epoca micenea (II millennio a.C.) vi fu stabilito un insediamento che continuò a fiorire per secoli e mantenne i contatti a nord e a sud lungo la costa. Dal 2018 il professor Andreas Vött dell’Università di Mainz ha intrapreso indagini geoarcheologiche in quest’area con l’obiettivo di chiarirne le unicità e l’evoluzione nel tempo.

La trasformazione della costa

«I risultati delle nostre indagini indicano che le onde del Mar Ionio si sono riversate contro il gruppo di colline fino al V millennio a.C. Successivamente, sul lato rivolto verso il mare, si è sviluppato un vasto sistema di barriere di spiaggia, lasciando diverse lagune isolate dal mare», ha detto Vött, professore di geomorfologia alla JGU. Tuttavia, questa regione è ripetutamente colpita da tsunami sin dalla preistoria: i casi più recenti sono del VI e XIV secolo d.C. Più esattamente, secondo fonti scritte, del 551 e del 1303 d.C. «La posizione elevata dalle colline sarebbe stata di fondamentale importanza: avrebbe permesso di spostarsi sulla terraferma lungo la costa», ha sottolineato Vött.

Il famoso santuario nella pianura sotto l’antica fortezza di Samikon, che domina il paesaggio da lontano su una collina a nord della laguna di Kaiafa (© Dr. Birgitta Eder / Athens Branch of the Austrian Archaeological Institute)

Il tempio arcaico

Identificazione

Nell’autunno 2021, il geofisico Dennis Wilken (Università di Kiel) aveva rilevato col magnetometro tracce di strutture ai piedi orientali del gruppo collinare, in un’area che era già stata identificata come di interesse in seguito a precedenti esplorazioni. Dopo i primi scavi sotto la supervisione di Birgitta Eder (Istituto archeologico austriaco) ed Erofili-Iris Kolia (Eforato dell’Elide) tra l’agosto e il settembre del 2022, queste strutture si sono rivelate essere le fondazioni di un antico tempio, forse il tanto cercato tempio di Poseidone. «L’identificazione delle vestigia scoperte con questo sito storico è confermata dalle fonti antiche che situano il santuario di Poseidone appena sotto l’antica fortezza di Samikon» ha dichiarato Eder al quotidiano Le Figaro.

Datazione

Il santuario di Samikon era un centro religioso di rilevanza regionale. Al suo interno ospitava anche un luogo di culto per Eracle, ed è per questo motivo che gli archeologi hanno scelto di cominciare lo scavo tra pronaos e naos. «Quello che avevamo preso per un pronaos corrispondeva in realtà a una nuova stanza, il che significa che le dimensioni dell’edificio sono effettivamente maggiori», ha spiegato Eder. Il tempio sarebbe così lungo almeno 28 metri e largo circa 9,40 metri. Niente a che vedere col Partenone, ma comunque delle belle dimensioni. Diversi reperti, come una bacinella rituale in marmo e tegole del tetto in stile laconico, daterebbero il tempio all’epoca arcaica, verso il VI secolo a.C.

Ricerche future

Gli archeologi pensano quindi di aver trovato proprio il tempio principale del santuario di Poseidone. Il monumento, visibile dalla costa, si trovava tra la fortezza di Samikon, costruita successivamente nel IV secolo a.C., e il porto di Kleidi. Il tutto formava un importante agglomerato dell’antica regione della Trifilia, che raggiunse il suo apice all’inizio del periodo ellenistico, nel III secolo a.C. Nei prossimi anni sarà condotta un’ampia analisi archeologica e anche geomitologica. I ricercatori sperano di scoprire le relazioni tra il santuario, il paesaggio costiero e le sue profonde trasformazioni. È possibile che questo luogo sia stato selezionato esplicitamente a causa di questi eventi estremi. Dopotutto, il dio Poseidone era noto dagli antichi come lo “Scuotitore di terra”, il responsabile di terremoti e tsunami.

Gli scavi intrapresi nell’autunno del 2022 hanno portato alla luce parti delle fondazioni di una struttura larga 9,4 metri e con pareti dello spessore di 0,8 metri (© Birgitta Eder / Athens Branch of the Austrian Archaeological Institute)
Oltre a frammenti di un tetto di tipo laconico, è stata rinvenuta una parte di un perirrhanterion marmoreo, cioè una bacinella su piede utilizzata per le abluzioni rituali, tipica del periodo greco arcaico (© Birgitta Eder / Athens Branch of the Austrian Archaeological Institute)

La ricerca geoarcheologica

Cambiamenti costieri

Negli ultimi 20 anni, il gruppo di ricerca diretto dal professor Andreas Vött, professore di geomorfologia, ha esaminato lo sviluppo della costa della Grecia negli ultimi 11.600 anni. La squadra si è concentrata in particolare sul lato occidentale della Grecia, dal confine con l’Albania al Peloponneso e Creta. Il loro lavoro consiste nell’identificare la relazione tra i cambiamenti del livello del mare (inclusi eventi estremi quali gli tsunami) e i cambiamenti ambientali e antropici sulla costa.

Direct push sensing

Grazie ai dati dei sedimenti della stratigrafia orizzontale e verticale, la squadra dell’Università Johannes Gutenberg è riuscita a ipotizzare diversi scenari avvenuti lungo le coste e nell’entroterra. I loro specialisti dispongono oggi di un archivio di circa 2.000 carotaggi ottenuti principalmente in Europa. Inoltre, dal 2016, utilizzano l’innovativa tecnica di direct push sensing per indagare nel sottosuolo. Spingono nel terreno con la pressione idraulica, una serie di sensori e strumenti in grado di raccogliere informazioni sedimentologiche, geochimiche e idrauliche. L’Istituto di geografia dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza è l’unico istituto del suo genere in Germania che dispone delle attrezzature necessarie.

Il sistema di direct push sensing dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza, utilizzato a Samikon. La collina sullo sfondo mostra i resti delle mura dell’antica fortezza (© Vött group)
Applicazione del direct push sensing presso la Fossa Carolina (© Università di Lipsia)
Gli archeologi al lavoro (© Dr. Birgitta Eder, ÖAI)
I ricercatori sondano le profondità del sito di Kleidi-Samikon nel settembre 2021, alle pendici del Monte Lapithas (© Österreichisches Archäologisches Institut Athen)

Università Johannes Gutenberg di Magonza

Le Figaro

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