
Una missione archeologica italo-curda ha rivelato domenica scorsa la scoperta di un grosso sito di produzione di vino nel sito di Khinis, all’epoca del re assiro Sennacherib (704-681 a.C.). Nel 2019, aveva scavato nelle vicinanze degli straordinari bassorilievi che mostrano i re assiri pregare gli dèi. Furono tagliati nelle pareti rocciose di un canale di irrigazione lungo quasi nove chilometri nel sito di Faida, nel Kurdistan iracheno.
Canale con scene di “propaganda”

Le incisioni, dieci pannelli larghi 5 metri e alti 2, mostrano divinità, re e animali sacri. Risalgono probabilmente al regno di Sargon II (721-705 a.C.), padre di Sennacherib. «Ci sono altri luoghi con rilievi rupestri in Iraq, specialmente in Kurdistan, ma nessuno è così enorme e monumentale come questo», ha dichiarato Daniele Morandi Bonacossi, professore di archeologia del Vicino Oriente all’Università di Udine. «Le scene rappresentano il re assiro che prega davanti agli dèi assiri», ha aggiunto, osservando che sono presenti i sette dèi principali, tra cui Ishtar, la dea dell’amore e della guerra, che è raffigurata sopra un leone.
Il canale di irrigazione fu tagliato nella roccia calcarea per portare l’acqua dalle colline ai campi dei contadini intorno alla capitale Ninive, mentre le incisioni furono realizzate per ricordare alle persone il re che ne ordinò la costruzione. «Non era solo una scena religiosa di preghiera, era anche politica, una sorta di scena propagandistica», ha aggiunto Morandi Bonacossi. «Il re, in questo modo, volle dimostrare alle persone che vivevano nella zona che fu lui a creare questi massicci sistemi di irrigazione, quindi… la gente doveva ricordarlo e rimanere leale».
14 impianti per il vino

A Khinis, anch’essa vicino alla moderna città di Duhok, la squadra della Direzione delle Antichità di Duhok e gli archeologi italiani hanno portato alla luce giganteschi bacini di pietra tagliati nella roccia bianca che furono utilizzati nella produzione del vino durante il regno di Sennacherib, alla fine dell’VIII o all’inizio del VII secolo a.C. «Era una sorta di fabbrica di vino industriale», ha detto Morandi Bonacossi, aggiungendo che questa è la prima scoperta del genere in Iraq. «Abbiamo trovato 14 impianti, che servivano a pigiare l’uva e a estrarre il mosto, che veniva poi trasformato in vino».
L’Iraq ha subìto nella storia recente numerosi saccheggi in seguito all’invasione del 2003 e gravissime distruzioni da parte dello Stato Islamico. Tuttavia, alcuni paesi stanno lentamente restituendo oggetti rubati: gli Stati Uniti stanno restituendo all’Iraq circa 17.000 manufatti tra cui una importante tavoletta di 3.500 anni che racconta l’epopea di Gilgamesh. La missione italo-curda, oltre a scavare alcuni dei siti più a rischio in Iraq, sta svolgendo una importante opera di documentazione, restauro e protezione.