
Nel 2014, gli archeologi dell’Università di Ginevra stavano conducendo delle immersioni di esercitazione al largo della spiaggia di Lambayanna, nella baia di Kiladha in Grecia, quando avvistarono alcuni intriganti frammenti di ceramica sommersi vicino alla costa.
Ma guardando più da più vicino, si accorsero di alcuni elementi architettonici, ovvero i resti di un intero insediamento sott’acqua. Ora, dopo aver condotto un’indagine completa negli ultimi mesi, i ricercatori hanno scoperto quella che sembra essere una grande città, risalente fino al 2500 a.C.

L’area intorno alla baia di Kiladha è piena di insediamenti greci. Il governo greco regolamenta severamente le immersioni per prevenire i saccheggi dei siti archeologici. Il team dell’Università di Ginevra si stava allenando nella spiaggia di Lambayanna in attesa dell’autorizzazione per fare ricerche sottomarine nelle vicinanze.
È stata in quella occasione che hanno avvistato i primi frammenti di ceramica. Nel luglio 2015, gli archeologi sono tornati nel sito per condurre un’indagine completa.


Stando ai loro ritrovamenti, in mezzo a tutte le rovine si possono individuare diversi edifici, in un’area di 5 ettari (l’equivalente di circa 10 campi da calcio). Gli edifici sembrano essere di forma ovale o circolare, e costruiti nello stesso stile di altre civiltà dell’Età del Bronzo in Grecia. Più sorprendente, le mura della città contengono tre fondamenta a forma di ferro di cavallo – forse sono i resti di grandi torri difensive di un tipo mai scoperto finora in Grecia.
Il ricercatore capo Julien Beck, docente presso l’Università di Ginevra, ha dichiarato: «L’importanza della nostra scoperta è in parte dovuta alle grandi dimensioni… Le possibilità di trovare delle tali mura sott’acqua sono estremamente basse. L’intera grandezza del sito non è ancora chiara. Non sappiamo perché fosse circondato da fortificazioni».
Oltre a queste strutture, gli archeologi hanno trovato superfici lastricate che sembrano strade, oltre a una serie di oggetti di ceramica e strumenti di pietra. Queste includono lame di ossidiana che risalirebbero al periodo elladico (3200 – 2050 a.C.). In tutto, il team ha trovato oltre 6.000 oggetti collegati all’insediamento sottomarino lungo la costa, il che lo rende, secondo Beck, “un paradiso per gli archeologi”. Secondo gli esperti, mentre l’economia dell’Età del Bronzo in Grecia era principalmente agricola, ci sono tracce di avanzamenti tecnologici collegati alla metallurgia e all’estrazione mineraria. È possibile che questo nuovo sito fosse molto fortificato poiché conservava beni commerciali.



A quell’epoca esistevano altre civiltà, tra cui gli antichi Egizi e i primi abitanti di Creta e Santorini. I resti sommersi ritrovati risalgono ai primi insediamenti minoici a Creta (2700-1200 a.C.), ma predatano la prima grande civiltà greca, i Micenei (1650-1100 a.C.), di circa 1000 anni.
Sebbene debba essere ancora determinata la piena rilevanza della città, Beck l’ha comparata alla città di Lerna, vicino al golfo di Nauplia. Menzionata nel mito greco di Eracle (lì combatté l’idra), Lerna è stata a lungo utilizzata come punto di riferimento per i ricercatori grazie alle sue ceramiche e strutture architettoniche. Beck e colleghi non si sono arrischiati sul perché la città si trovi sul fondo del mare, sebbene le ipotesi più probabili siano l’innalzamento del livello del mare e gli spostamenti delle placche tettoniche. In nessun modo hanno invece fatto riferimenti ad Atlantide.

