Il “primo” forte romano in Italia scoperto a Trieste

Aerei e droni con radar archeologi hanno scoperto i resti dell’antenata di Trieste: l’antica Tergeste era un accampamento romano affiancato da due fortificazioni minori e probabilmente costruito nel 178 a.C.

La scoperta è eccezionale non solo per Trieste, perché il sistema di fortificazioni messo in luce, probabilmente costruito durante la guerra romana contro gli Istri del 178 – 177 a.C., è uno dei più antichi esempi di architettura militare romana conosciuti.

Mappa del Campo di San Rocco realizzata con il radar ottico (Protezione Civile Friuli Venezia Giulia)
Mappa del Campo di San Rocco realizzata con il radar ottico (Protezione Civile Friuli Venezia Giulia)

Legionari romani nel forte di Grociana Piccola (disegno di Guido Zanettini)
Legionari romani nel forte di Grociana Piccola (disegno di Guido Zanettini)

La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica americana Proceedings of the National Academy of Sciences, è stata portata alla luce non con i tradizionali metodi utilizzati negli scavi archeologici, ma grazie a risultati prodotti dalla tecnologia LiDAR (Light Detection And Ranging) e GPR (Ground Penetrating Radar). Il LiDAR riflette impulsi laser contro il suolo creando immagini precise delle caratteristiche della superficie del terreno, mentre il georadar permette di individuare strutture sepolte.

“La tecnologia LiDAR sta rivoluzionando gli studi archeologici, fornendo nuovi metodi per ritrovare antiche strutture archeologiche, anche in zone completamente ricoperte da fitta vegetazione”, spiega lo scienziato dell’Ictp Claudio Tuniz.

Sono state così individuate le strutture sepolte: il campo principale, chiamato San Rocco, e i forti più piccoli: Grociana piccola e Montedoro. Il primo si estende su 13 ettari, un’area che equivale a 13 campi da calcio, ed aveva una posizione strategica nei pressi della baia di Muggia, un porto naturale protetto. Probabilmente era stato costruito durante uno dei conflitti con gli Istri, fra il 178 e il 177 a.C.

“Il campo militare romano di San Rocco era difeso da ampi bastioni ed era strategicamente situato molto vicino a uno dei porti naturali più protetti dell’Adriatico settentrionale”, ha spiegato Federico Bernardini, lo scienziato dell’Ictp e Centro Fermi.

Il campo di Montedoro ripreso da un drone (ICTP e Università di Trieste)
Il campo di Montedoro ripreso da un drone (ICTP e Università di Trieste)
Montedoro (ICTP e Università di Trieste)
Montedoro (ICTP e Università di Trieste)

“È la prima fortificazione romana mai ‘vista’ in Italia e uno dei primi esempi di fortificazioni romane, da cui si sono sviluppate numerose città moderne lungo il Mediterraneo”, ha detto all’ANSA Bernardini. “Gran parte dei resti affiorano sulla superficie e appaiono come dossi coperti da vegetazione”.

Se è stato possibile riuscire a ‘vedere’ l’antica Tergeste così in dettaglio il merito è della bora che ha permesso la sua conservazione. Nell’area in cui sorgeva la fortificazione, infatti, il vento “è così intenso da aver impedito sia la coltivazione sia l’edificazione, tanto che il terreno nei secoli è stato adibito solo ai pascoli”.

Colle San Rocco (Icpt e Un. di Trieste)
Colle San Rocco (Icpt e Un. di Trieste)
Mappe del Campo di Grociana piccola (A) e Montedoro (B) realizzate con il radar ottico (Protezione Civile Friuli Venezia Giulia)
Mappe del Campo di Grociana piccola (A) e Montedoro (B) realizzate con il radar ottico (Protezione Civile Friuli Venezia Giulia)

Ulteriori indagini di tipo archeologico hanno permesso di stabilire la cronologia del sito. Gli scienziati hanno creato dei modelli digitali del terreno grazie ai dati LiDAR, rivelando la disposizione delle antiche strutture. L’uso del GPR ha rivelato la presenza di resti sepolti, incluse varie possibili strutture murarie, aggiungendo ulteriori dettagli a questa significativa scoperta archeologica.

I modelli digitali delle fortificazioni di Grociana piccola, Montedoro e San Rocco. In rosso chiaro le strutture ricostruite grazie alle foto aeree. In rosso scuro le strutture sopravissute emerse. I punti neri sono i siti pre-Romani (Federico Bernardini)
I modelli digitali delle fortificazioni di Grociana piccola, Montedoro e San Rocco.
In rosso chiaro le strutture ricostruite grazie alle foto aeree.
In rosso scuro le strutture sopravissute emerse.
I punti neri sono i siti pre-Romani (Federico Bernardini)
Chiodi di calzature militari romane rinvenuti al forte di Grociana Piccola (Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia)
Chiodi di calzature militari romane rinvenuti al forte di Grociana Piccola (Soprintendenza per i Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia)

La datazione dei resti è stata possibile grazie ai frammenti di anfore scoperti nella zona: il loro stile greco-italico ed i minerali vulcanici con i quali sono state fabbricate nel Lazio e Campania ne fanno risalire l’origine al perioso compreso tra fine III secolo a.C e l’inizio II secolo a.C.

A) Reperti archeologici da Grociana piccola (1-3) e San Rocco (4-9). Disegni di S. Privitera (1-2), G. Zanettini (3) e A. Fragiacomo (4-9). B) Frammenti di vasi dal campo di San Rocco (MiBACT - Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia)
A) Reperti archeologici da Grociana piccola (1-3) e San Rocco (4-9). Disegni di S. Privitera (1-2), G. Zanettini (3) e A. Fragiacomo (4-9).
B) Frammenti di vaso dal campo di San Rocco (MiBACT – Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia)

I due scienziati dell’Ictp e del Centro Fermi di Roma, Federico Bernardini e Claudio Tuniz, hanno lavorato assieme ai colleghi dell’Università di Trieste e dell’Università di Udine (Giacomo Vinci, Angelo De Min, Davide Lenaz, Michele Pipan, Emanuele Forte and Stefano Furlani) e in stretta collaborazione con numerose istituzioni tra cui l’Istituto di Archeologia dell’Accademia Slovena delle Scienze e delle Arti, la Soprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia, l’Ispettorato agricoltura e foreste di Gorizia e Trieste, la Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia e la locale Comunella Jus Vicinia Srenja Bolliunz Comune, che ha appoggiato e favorito le ricerche nei siti inclusi nelle loro proprietà.

Prospezioni geofisiche a Grociana
Prospezioni geofisiche a Grociana

ICTP

PNAS

2 pensieri su “Il “primo” forte romano in Italia scoperto a Trieste

  1. bellissima scoperta. interessante notare come l’accampamento romano fu posizionato in posizione strategica nel mezzo degli abitati istriani e in una zona collinare sopraelevata (di cui si è provilegiata la cima piú vicina alla fonte d’acqua), attraversata dal torrente rosandra e facilmente raggiungibile via mare. gli altri due accampamenti erano avamposti per ilcontrollo della fascia sud e nord.montedoro serviva come punto di avvistamento della flotta,mentre l’altro come forte avanzato in vista di una penetrazione ulteriore e come centro di avvistamento per prevenire eventuali minacce.

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  2. Il console Aulo Manlio Vulsone sbarca con le sue triremi nella baia di Muggia a Caulis (Zaule) (odierno canale navigabile) nel 178 ac.. Le coorte piacentine circa 5000 uomini prendono possesso della zona costruendo dei fortini per proteggersi dai Giapidi e dai Carni. Gli Istri erano piu’ a sud. Per anni si penso’ che questo forte venne costruito sul colle di Cattinara e il dubbio fu: lo sbarco nella Vallata di Muggia (Muglae) e Caulis o a Sinum Auri (Sistiana) da cui poi Aurisina. Adessi finalmente in verchio si chiude.

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