Le nuove scoperte in quello che gli archeologi hanno chiamato Buttermilk Creek Complex, nel sito archeologico di Debra L. Friedkin, in Texas, dimostrano che i suoi abitanti vissero nella regione molto prima di quanto si credesse – fino a 2.500 anni prima.
Se la datazione è corretta, i paleoindiani arrivarono in questo sito in un periodo compreso all’incirca tra i 13.200 e i 15.500 anni fa.


Michael Waters, direttore del Centro per lo studio dei primi americani della Texas A&M University, dice di aver trovato testimonianze di occupazione umana degli ultimi 15.500 anni.
Vicino alla superficie ci sono tracce di occupazione del Tardo periodo preistorico e del Periodo Arcaico nelle Americhe (8000-2000 a.C.). Più in profondità ci sono invece tracce di occupazione della civiltà Clovis e di quella – successiva – di Folsom che risalgono a un periodo compreso tra i 12.000 e i 13.000 anni fa.
“Ma la svolta è stata la scoperta di quasi 16.000 reperti sotto lo strato Clovis datati a 15.500 anni fa”, osserva Waters. “La maggior parte di questi sono residui di scheggiatura dalla produzione e riaffilatura di utensili, ma oltre 50 (56, ndr) sono strumenti. Ci sono bifacciali che ci dicono che nel sito facevano proiettili e coltelli. Ci sono strumenti e lame realizzate opportunamente per tagliare e raschiare “.


Molteplici studi hanno dimostrato che il sito è intatto e che i manufatti sono al loro posto. Più di 60 “datazioni per luminescenza” mostrerebbero che i primi sono di 15.000 anni fa, spiega Waters. La tecnica della datazione con la luminescenza ottica stimolata (OSL) è un metodo usato per datare il sedimento intorno ai manufatti: data l’ultima volta in cui il sedimento è stato esposto alla luce del sole.
Per più di 80 anni si è sostenuto che il popolo Clovis fosse stato il primo ad entrare nelle Americhe, dice Waters, ma nel corso degli ultimi decenni, diversi siti sono stati datati a periodi precedenti – in particolare nel Wisconsin, in Pennsylvania, in Florida e nell’Oregon.
“Tuttavia, queste prove non sono molto solide”, continua Waters. “Quello che è speciale riguardo il sito Debra L. Friedkin è che ha il maggior numero di reperti risalenti al periodo pre-Clovis, che questi manufatti mostrano una serie di diverse tecnologie, e che questi manufatti sono datati a un periodo molto antico.
“Questa scoperta ci fa ripensare la prima colonizzazione delle Americhe. Non c’è dubbio che questi strumenti e armi siano stati prodotti dall’uomo e che risalgano a circa 15.500 anni fa, il che li rende più antichi reperti trovati sia nel Texas che nel Nord America”.


Waters lavora nel sito dal 2006, e l’analisi dei reperti raccolti – ben 15.528 – è in corso. Waters dice: “Questi studi ci aiuteranno a capire da dove venivano queste persone, come si sono adattate alla nuova ambientazione che hanno incontrato, e ci aiuteranno a capire le origini dei successivi gruppi come i Clovis”.

Lo studio, pubblicato su Science, è stato condotto da ricercatori della Texas A&M University, della Baylor University, della University of Illinois-Chicago, della University of Minnesota e della Texas State University.
Fonti: Texas A&M University, Science.
Aggiornamento 30/03/2011:
La BBC ha raccolto i dubbi dell’antropologo Tom Dillehay, professore alla Vanderbilt University nel Tennessee, riguardo lo studio di Michael Waters.
Tom Dillehay ha commentato: “[La teoria secondo cui i Clovis furono i primi abitanti d’America] è stata scartata anni fa. Adesso sono molti altri i candidati pre-Clovis accettati tutta l’America”.
“Se guardate la prosa di questa ricerca, mi dà un po’ fastidio perché sembra che stiano ricostituendo il dibattito Clovis-pre-Clovis e dicendo: ‘Ecco il sito che prova il [contrario]’ ‘”.
Inoltre, dice, la tecnica utilizzata per datare i reperti, la luminescenza, è meno affidabile della datazione al radiocarbonio, che è stata applicata ad altri siti dei primi americani (in questo caso non si è potuto datare al radiocarbonio perché in quello strato non c’erano materiali organici, ndr).
E non è stato chiaro il modo in cui hanno attribuito i manufatti a tecnologie Clovis e pre-Clovis perché il sito mancava delle “punte di proiettili” necessarie a distinguere correttamente tra i due. Le punte di lancia Clovis sono inconfondibili.
Inoltre, continua Dillehay, gli strumenti provengono da un deposito alluvionale che è spesso 6-7 cm. Questo, dice, è “potenzialmente problematico” a causa della possibilità che i manufatti furono trasportati in giro dall’acqua.
Il professore Gary Haynes, dell’University of Nevada in Reno, ha elogiato il “buon lavoro” dal gruppo di ricerca, ma ha detto che è plausibile che i processi naturali possano aver spostato alcuni strumenti di pietra verso il basso nell’argilla – dando l’impressione di uno strato di pre-Clovis.
Davvero interessante. I ritrovamenti di Hueyatlaco, in Messico, sono invece tuttora oggetto di controversia.
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Ho aggiunto le critiche allo studio raccolte dalla BBC. A quanto pare, anche questi ritrovamenti faranno ancora discutere.
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