Quando l’archeologo Howard Carter entrò nel 1922 nella tomba di Tutankhamon trovò, tra le altre cose, anche una serie di cocchi usati dal faraone.
Erano sei, di cui due cerimoniali, uno più piccolo molto decorato e tre più leggeri e fatti per l’uso quotidiano.


Uno di questi cocchi si trova attualmente a New York in occasione della mostra “Tutankhamun and the Golden Age of the Pharaohs“. David Silverman, il suo curatore, dice: “Penso che si tratti del cocchio che il re utilizzava in battaglia e durante la caccia. È più piccolo, molto più leggero e manca di decorazioni. Una gomma è estremamente consumata, l’altra è più recente. Non si rimpiazzano le cose se non ti aspetti di riutilizzarle”.


“Questi veicoli sembrano essere i primi sistemi meccanici che combinano l’uso della cinematica, della dinamica e dei principi di lubrificazione”, afferma Alberto Rovetta, responsabile del Laboratorio di Robotica del dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano.
“Le ruote sono dotate di un vero pneumatico, fatto con un cerchione di legno flessibile, che si adatta alle irregolarità del terreno. Inoltre, le ruote a sei raggi sono realizzate con legno elastico. Questo assorbe in maniera uniforme i carichi trasmessi dall’irregolarità del terreno, in modo che le vibrazioni vengano smorzate dalla ruota stessa come le intelligenti sospensioni nelle auto moderne”.
Il risultato è un livello notevole di morbidezza e comfort. Anche a velocità di circa 40 km all’ora sul suolo irregolare dell’Egitto, questo tipo di cocchio era efficiente e piacevole da guidare.



Ma c’è di più.
“I cuscinetti sono costruiti sfruttando il principio moderno di un materiale duro contro un materiale morbido e applicando grasso di origine animale tra le superfici”, aggiunge Rovetta. “Il grasso riduce l’attrito e aumenta la durata di funzionamento”.
