
A Roma, due eventi inattesi concludono l’anno giubilare dedicato a San Paolo: il rinvenimento della sua immagine più antica e la conferma dell’esistenza dei suoi resti.
Il primo è avvenuto nelle catacombe di Santa Tecla; è stato il laser a rimuovere la patina calcarea che copriva gli affreschi del IV secolo e a svelare quindi il ritratto.
Il secondo invece è frutto della prima ricognizione svolta sulla tomba di San Paolo, posta nell’omonima Basilica. Una sonda ha trovato al suo interno tracce di preziosi tessuti laminati con oro zecchino e frammenti ossei. È stato lo stesso Papa Benedetto XVI a garantirne l’autenticità: “Ciò sembra confermare l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’apostolo Paolo. Tutto questo riempie il nostro animo di profonda emozione”.
Da quando un papa può autenticare un ritrovamento archeologico non possedendo nè gli strumenti nè le cognizioni proprie di un archeologo?
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