I cavalieri medievali avrebbero potuto soffrire di DPTS

Nei film i cavalieri medievali sono ritratti come eroi coraggiosi e leali che si battono fino alla morte senza paura o rimpianti. In realtà, le vite dei cavalieri erano stressanti almeno quanto quelle dei soldati moderni.

Spesso erano esausti, malnutriti e privati ​​del sonno. Dormivano all’aperto su terreni duri, completamente esposti a qualunque condizione atmosferica. E le loro vite erano piene di orrore e massacri in quanto uccidevano regolarmente altri uomini e vedevano i loro amici morire.

Secondo un nuovo studio di testi antichi, di fronte a una vita di combattimenti i cavalieri medievali a volte lottavano con disperazione, paura, impotenza e delusione. Alcuni avrebbero anche sofferto di stress post-traumatico o altri disturbi correlati, proprio come succede ai soldati di oggi.

La ricerca del danese Thomas Heebøll-Holm, storico medievale presso l’Università di Copenaghen, si sforza di aggiungere una dose di umanità alla nostra comprensione dei cavalieri, che sono spesso considerati freddi assassini senza cuore.

(Getty Images)

“Come medievalista, è un po’ irritante sentir dire che il Medioevo era solo popolato da delinquenti stupidi e brutali che non facevano altro che guerre”, ha detto Heebøll-Holm. “Io ho un’immagine ‘sfumata’ degli esseri umani che vivevano nel passato. Erano persone come voi e me, per quanto ne sappiamo”.

Dalla guerra in Vietnam c’è stata una crescente consapevolezza che il terrore della battaglia, le torture, il terrorismo e altre esperienze orribili possono provocare un tipo di grave stress psicologico ora conosciuto come disturbo post traumatico da stress (DPTS). Per essere diagnosticato, le persone devono soffrire di stress intenso e incontrollabile per almeno un mese dopo un evento terribile. I sintomi possono includere flashback, incubi, depressione e iperattività.

Visto che i cavalieri medievali affrontavano forse ancora più difficoltà dei soldati moderni, Heebøll-Holm ha provato a cercare nei testi antichi i riferimenti ai traumi dei guerrieri, trovandoli in particolare in tre testi scritti nel 14′ secolo da Goffredo di Charny, cavaliere francese oltre che diplomatico e consigliere di fiducia di re Giovanni II.

Nessuno sa con certezza perché Charny abbia scritto quei documenti, tra cui il “Libro sulla cavalleria” e “Domande sulla Giostra, i Tornei e la Guerra”. La teoria più popolare è che facevano parte di un tentativo di creare un programma ideologico per l’ordine cavalleresco reale francese che avrebbe potuto competere con l’equivalente britannico.

Anche se molti di questi testi erano già stati accuratamente analizzati, Heebøll-Holm è stato il primo a studiarle attraverso le lenti della moderna psicologia militare. E nonostante sia difficile comprendere del tutto una cultura così diversa (e molto più religiosa) della nostra, lo studioso ha trovato un certo numero di esempi che suggerirebbero almeno potenzialmente dei traumi nei cavalieri medievali.

Tra i suoi scritti, ad esempio, Charny ha scritto:

“In questa professione si deve sopportare il caldo, la fame e il lavoro duro, si dorme poco e spesso si fa la sentinella. Ed essere esausti e dormire scomodamente a terra solo per essere bruscamente risvegliati. E non potrete cambiare la situazione. Avrete spesso paura nel vedere i nemici venire verso di voi con le lance abbassate per trafiggervi e con le spade sguainate per tagliarvi. Le frecce ti arrivano addosso e non sai quale sia il modo migliore per proteggersi. Vedi le persone uccidersi a vicenda, fuggendo, morendo e venendo fatta prigioniera, e vedi i corpi dei tuoi amici morti proprio di fronte a te. Ma il tuo cavallo non è morto, e grazie alla sua velocità vigorosa si può sfuggire in disonore. Ma se rimani, vinci l’eterno onore. Non è un grande martire chi fa un lavoro del genere?”

Charny non mostrava segni di instabilità, dice Heebøll-Holm, ma esprimeva ripetutamente preoccupazione per la salute mentale di altri cavalieri. E non c’è dubbio che i cavalieri medievali soffrissero molto, ha detto Richard Kaeuper, storico medievale presso l’Università di Rochester di New York, che ha tradotto e scritto molto sul “Libro sulla Cavalleria” di Charny.

I racconti di quel periodo includono tutti i tipi di dettagli raccapriccianti, dice Kaeuper. Molti raccontano di guerrieri che vomitano sangue o tengono le loro interiora con le mani. Uno parla di un cavaliere castigliano che al suo primo combattimento viene infilzato al naso con una freccia. Un altro racconta di un combattente a cui viene squarciata la bocca con un fendente di spada. Più volte ci sono riferimenti a cibo cattivo, condizioni difficili e lotte incessanti.

Dopo così tanti secoli, però, può essere difficile interpretare testi antichi, dice Kaeuper, affascinato dalla teoria Heebøll-Holm. Parte del problema è che i cavalieri non si sono mai psicoanalizzati, almeno non su carta. Offrivano invece consigli ad altri cavalieri su come agire nelle varie situazioni o semplicemente raccontavano gli eventi.

Una delle maggiori differenze tra oggi e allora, ha aggiunto Kaeuper, è che i cavalieri medievali di solito nascevano nel loro ordine nobiliare d’elite, e venivano addestrati fin da piccoli a considerarsi guerrieri che combattevano per la Cristianità. I soldati moderni, invece, spesso lasciano una vita molto comoda per una piena di violenze e traumi.

I cavalieri “non erano civili improvvisamente [buttati in questo mondo]”, ha detto Kaeuper. “Penso che ciò faccia la differenza”.

Discovery

ps: Ultimamente ho avuto poco tempo per aggiornare il blog. Le notizie riprendono regolarmente, grazie.

3 pensieri su “I cavalieri medievali avrebbero potuto soffrire di DPTS

Lascia un commento