
Un brutale attacco a una città nel nord della Spagna, avvenuto tra il 365 e il 195 a.C., lasciò i corpi di oltre una dozzina di uomini, donne e bambini sparsi per strada mentre la città bruciava. Le ferite inflitte furono orribili: una persona venne decapitata, due avevano le braccia mozzate e quasi la metà mostrava segni di mutilazione. Il motivo non fu economico, visto che tutti i beni furono lasciati sul posto; fu forse una vendetta o un fine politico.

13 vittime
Il massacro di La Hoya era già noto, ma questo è il primo studio, pubblicato sulla rivista Antiquity, a fare un’analisi dettagliata delle ossa. Il sito ospitava un fiorente e importante insediamento sin dall’Età del Bronzo. Fu occupato dal XV secolo a.C. al III secolo a.C. e al suo apice ospitava circa 1.500 persone. Gli archeologi l’hanno scoperto nel 1935 e gli scavi hanno finora interessato solo il 15,5% del sito. Ciononostante, è stato subito chiaro che accadde qualcosa di terribile. Gli scheletri bruciati, completi o parziali, di almeno 13 individui sono stati trovati nelle strade e all’interno degli edifici. Un uomo era stato decapitato e la sua testa non è stata trovata. I colpi alla sua clavicola destra e all’osso della spalla rivelano che il suo aggressore colpì più di una volta. Le lesioni ossee di un’altra vittima di sesso maschile indicano ripetute pugnalate da dietro. A una ragazza venne amputato un braccio che è stato rinvenuto a breve distanza con ancora indosso cinque braccialetti in lega di rame.
Motivi non economici
Nelle vicinanze non c’erano armi, e i corpi non mostrano particolari segni di difesa. I danni sembrano essere stati inflitti a distanza ravvicinata. Tutti questi indizi indicano un attacco a sorpresa. Vari oggetti sparsi, resti di bestiame e vasi pieni di cereali recentemente raccolti suggeriscono che gli aggressori avessero invaso La Hoya in un giorno di mercato in estate o inizio autunno. Scegliendo deliberatamente un momento in cui gli spazi pubblici sarebbero stati affollati, gli aggressori si sarebbero garantiti un maggiore numero di vittime. Eppure, nonostante la presenza di tutti i beni al momento dell’attacco, la città non venne saccheggiata e le sue ricchezze rimasero intatte. È dunque possibile che le violenze avessero un fine politico, invece che un guadagno economico.

Violenza non introdotta dai Romani
Secondo alcuni studiosi, l’occupazione romana dell’Iberia, iniziata nel 218 a.C., fu brutale e avrebbe scatenato una serie di sconvolgimenti regionali ed episodi di violenza. In particolare, nel 150-130 a.C. nel sito di Cerro de la Cruz (Almedinilla) e nel 75 a.C. a La Almoina (Valencia) conservano testimonianze archeologiche di decapitazioni e orrende mutilazioni. Tuttavia, la carneficina di La Hoya è più antica, quindi è possibile che l’instabilità politica e gli scontri tra rivali iberici fossero già in corso prima dell’arrivo delle forze romane. La Hoya era un centro politico ed economico importante, e la sua caduta probabilmente “creò un vuoto di potere o consolidò la posizione di una comunità rivale”, scrivono gli autori dello studio. Poiché i corpi furono lasciati insepolti, il villaggio venne probabilmente abbandonato dopo il massacro. Si era ipotizzato che alcuni abitanti potessero aver continuato a vivere a La Hoya, ma i corpi lasciati per strada rendono questo scenario altamente improbabile.


Sotto: veduta aerea di La Hoya (Llanos 2005)

