La quinta campagna di scavi presso Eghion, in Grecia, ha portato completamente alla luce due sepolture micenee intatte, databili tra il XV e il XIV secolo a.C., con corredi di ceramica e attrezzi in metallo, e una sorta di altare funerario sopra cui venne deposto un defunto.
I ritrovamenti sono avvenuti nel sito protostorico della Trapezà, durante l’esplorazione della necropoli di 3500 anni fa individuata dalla missione dell’Università di Udine negli anni scorsi.

Si tratta di tombe a camera che i micenei scavavano nei pendii delle colline e usavano continuativamente, o a intervalli, per molte generazioni. Nel caso della necropoli della Trapezà l’uso continuò dal XV all’XI secolo a.C.
È proprio una delle tombe collettive scavate degli studiosi ad aver restituito la serie di inumazioni primarie inviolate con tanto di corredi come anfore, vari tipi di vasi, attrezzi, ornamenti e oggetti personali. Dopo l’ultima deposizione funeraria, infatti, la camera funeraria non venne più visitata. E questo benché la sua presenza continuasse ad essere segnalata nel corridoio antistante da una serie di offerte di culto tributate agli antenati, a partire dal XII secolo a.C. e fino all’età ellenistica.



L’altro significativo ritrovamento è una specie di piattaforma, costruito con una quantità di ossa di precedenti inumati (“antenati”), sulla quale vennero svolti rituali di libagioni e offerte di culto e dove, infine, fu deposto il corpo di un defunto: una testimonianza singolare e di estrema rilevanza, degna di essere studiata nel dettaglio.
«Gli indizi emersi – sottolinea Elisabetta Borgna, docente di Archeologia egea all’Università di Udine – hanno suggestivi riscontri nelle informazioni tramandate dall’epica omerica e questo è un elemento di particolare rilievo per la definizione storico-culturale della necropoli della Trapezà».
Sono molte le tombe micenee conosciute attraverso i loro preziosi corredi, ma le circostanze del rinvenimento – scavi di emergenza o attività clandestine – raramente consentono di ricostruire le modalità di frequentazione e uso delle strutture funerarie e di riconoscere l’atteggiamento che gli antichi progenitori dei Greci avevano nei confronti del passato e degli antenati.
«E’ opinione comune che, nel rioccupare tombe giù utilizzate – spiega la professoressa Borgna –, i Micenei fossero soliti mettere da parte con scarso riguardo, ai margini delle camere funerarie, le ossa dei precedenti defunti per far posto ai morti più recenti. Questa opinione potrebbe essere ora smentita proprio dagli scavi di Eghion».


«L’eccezionale interesse delle ricerche – sottolinea Borgna – induce ora a elaborare per il 2015 un programma denso di iniziative, che non solo prevedono lo studio dei materiali e dei contesti recuperati, ma anche ulteriori esplorazioni, la cui attuazione dipenderà naturalmente dai fondi disponibili».
Oltre a ulteriori ricognizioni nell’area del sito funerario, gli archeologi intendono infatti avviare saggi esplorativi nella zona dell’insediamento per studiare la vita quotidiana delle popolazioni che seppellivano i propri morti nell’adiacente necropoli.
Interessante.
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