Recuperati centinaia di reperti archeologici a Roma

Due Marescialli del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale si erano recati in un elegante bar del centro di Roma per consumare un caffè, quando a uno dei due militari è sembrata particolarmente familiare una porzione di architrave in marmo.

Da un rapido controllo effettuato presso la Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal Comando TPC, la scultura è infatti risultata parziale provento di furto, avvenuto nel 1959 in Terracina (LT), presso il locale museo comunale.

Allora l’opera era stata divisa in due parti, di cui la prima porzione era già stata recuperata, nel 1993, in un’abitazione privata di Terracina, proprio dallo stesso Maresciallo, all’epoca dei fatti giovane Brigadiere, che ne aveva conservato quindi il ricordo visivo.

Il militare, esperto nello specifico settore, avendo compreso la passione del titolare del bar per gli oggetti antichi, ha esteso con i colleghi la perquisizione all’abitazione di quest’ultimo. Qui sono stati rinvenuti ulteriori 26 reperti di epoca romana (risalenti tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C.): crateri in terracotta, kylix, anfore, coppe, skyphos, oinochoe, un capitello in marmo in stile corinzio, un busto maschile in marmo, tre anfore olearie e una kilix frammentata a figure rosse, con quattro medagliette in oro.

(MiBAC)

I beni recuperati, ritenuti di importante interesse storico-scientifico, per un valore di circa 600.000 euro, vengono oggi restituiti a titolo definitivo al Museo di Terracina e alla competente Soprintendenza.

F.G., ottantanne romano, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria, in stato di libertà, per ricettazione.

Il reperto sequestrato è di epoca romana (I secolo d.C.) e reca un'iscrizione latina “studia cn octa”, finemente decorata con motivi floreali (MiBAC)
(MiBAC)
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In un’altra operazione, i Carabinieri hanno inoltre sequestrato altri 18 elementi archeologici di elevatissimo interesse storico e scientifico, risalenti all’epoca compresa tra il I ed il III secolo d.C.

Frontali di sarcofago, epigrafi con iscrizioni latine e lastre marmoree presumibilmente provenienti da monumenti funerari del terzo miglio della strada consolare Appia.

Sconosciuti alla Soprintendenza per i beni archeologici di Roma, erano tutti utilizzati per arricchire un lussuoso casale ristrutturato, nell’area vincolata del Parco dell’Appia Antica, di proprietà di un imprenditore romano.

L’attività rientra in più vasta operazione volta a contrastare la commercializzazione illecita di reperti provenienti da scavi clandestini, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma. Complessivamente sono stati sequestrati 317 reperti archeologici e numismatici e un metal detector, per un valore approssimativo di 500.000 euro. Nove indagati sono stati deferiti per ricettazione all’Autorità Giudiziaria, in stato di libertà.

(MiBAC)
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Ministero dei Beni Culturali

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