Un piano per riaprire Hasankeyf?

Il Ministero della Cultura turco investirà 2.1 milioni di lire turche (circa 980.000 euro) per far riaprire i siti archeologici nel sud-est dell’Anatolia, nonostante la futura creazione della diga di Ilisu farà inondare l’intera area fra pochi anni.

Secondo l’agenzia Doğan news agency, il sito potrebbe venire riaperto al pubblico per il prossimo aprile.

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(hasankeyfgirisimi.com)

I siti turistici nell’antica città di Hasankeyf sono chiusi dallo scorso luglio, quando una caduta di massi distaccatisi dal castello della città vecchia avevano ucciso un uomo anziano.

Secondo il professor Abdüsselam Uluçam, che dirige gli scavi nella città, i nuovi lavori metteranno anzitutto in sicurezza il sito, evitando il ripetersi di questi eventi.

Come per il sito di Allianoi, Hasankeyf è al centro di campagne internazionali per impedire che venga sommersa per la costruzione di una diga, operazione cominciata la scorsa estate e che dovrebbe concludersi tra cinque – sette anni.

Tuttavia, prima che ciò avvenga, le autorità hanno dichiarato di voler spostare manufatti e alcuni edifici nel nuovo villaggio di Hasankeyf, anch’esso in costruzione per ospitare chi perderà la casa (circa 75.000 individui).

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Sono numerose le dighe progettate in Turchia intorno al Mar Nero. L’obiettivo del governo è lo sfruttamento di energie pulite, ma sono migliaia le persone che hanno protestato contro questo piano, sostenendo che gli effetti di tali dighe devieranno troppo l’acqua dai fiumi, ostacolando così lo sviluppo dell’agricoltura. Inoltre, molte dighe verranno edificate vicino a siti storici protetti dalla legge.

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Il ministro dell’ambiente Veysel Eroğlu considera la diga un’opportunità per Hasankeyf: “Abbiamo speso più soldi qui di quanto il Ministero della Cultura abbia fatto in tutti gli [altri] scavi archeologici. [Finora] abbiamo speso circa 30 milioni di lire”, dice.

Eroğlu ha anche detto che l’antico ponte di Hasankeyf e altri “edifici” storici stavano quasi crollando, ma la nuova diga li ha salvati. “Dov’erano ambientalisti e artisti allora? Li ringrazio per la loro sensibilità, ma le sole discussioni non funzionano. Faccio un appello a loro per investire soldi”.

(OBC)
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Gli “ambientalisti” propongono di aprire la città al turismo. Dato che è un’area protetta, è vietato costruire nel centro della città. Case e altri edifici sono in cattive condizioni. Eroğlu dice che “non c’è posto per i turisti dove stare, e nessun ristorante per farli mangiare”, e il loro numero è “comicamente basso” (il che stona non poco con la cifra di visitatori nell’ultimo anno fornita da Dicle Tuba Kılıç, della Doğa Derneği (Nature Association), che parla di un milione di persone).

Eroğlu difende le dighe: dice che per la Turchia è un dovere costruirle, “altrimenti non potremo prevenire inondazioni e non potremo fornire acqua potabile ed energia alle città. Non potremo combattere l’erosione del suolo”.

Fonti: Hurriyet (anche qui e qui), Osservatorio Balcani e Caucaso (OBC).

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