La natura degli hobbit/3

(Wiley-Blackwell)
Secondo un nuovo studio in pubblicazione su Significance, l’Homo floresiensis (noto come ‘hobbit’) sarebbe una autentica specie umana distinta dalla nostra (vedi qui e qui le teorie) e non una versione geneticamente difettosa degli uomini moderni – i microcefali o esseri umani affetti da nanismo insulare.
I ricercatori William Jungers e Karen Baab hanno studiato i resti scheletrici di una femmina (nota come LB1). Il cranio di questa misura oltre 400 cm cubici, rendendole il cervello più simile a quelli degli scimpanzé o delle scimmie antropomorfe bipedi dell’Africa orientale e meridionale.
Il cranio e l’osso mascellare sembrano molto più primitivi di ogni altro normale uomo moderno. Le analisi statistiche delle forme del cranio delineano tre gruppi: gli esseri umani; gli uomini microcefali; hobbit e antichi hominini.
I due ricercatori sostengono che la completezza dell’LB1 esclude che l’Homo floresiensis sia un uomo moderno: le ossa della coscia e dello stinco sono infatti molto più piccole pure dei pigmei dell’Africa, delle Isole Andamane e delle Filippine. Non combacerebbero poi l’altezza (106 cm dell’LB1 contro gli oltre 150 cm dei pigmei), il peso e la massa del corpo.
Junger esclude la possibilità che si tratti di una evoluzione “al contrario” causata dal nanismo insulare: “È difficile credere che un cambiamento evolutivo porti a movimenti meno economici. […] Sospettiamo invece che queste [caratteristiche] siano conservazioni primitive”.
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