Contestate le origini africane dei primati antropoidi

Mandibola di Algeripithecus (Rodolphe Tabuce, CNRS)
Mandibola di Algeripithecus (Rodolphe Tabuce, CNRS)

Il dibattito su dove si evolvettero i più antichi antenati dei primati antropoidi (scimmie antropomorfe e ominidi) è acceso: da un lato c’è l’Africa – dove la prova principale consiste nel piccolo fossile di 50 milioni di anni fa di Algeripithecus; dall’altro c’è l’Asia, l’unica altra regione dove siano stati trovati resti di scimmie antropomorfe.

Ora un nuovo studio dell’antropologo Rodolphe Tabuce sui fossili di Algeripiteco suggerisce che questi appartenesse non al nostro, ma ad un altro antico gruppo di primati, quello degli strepsirrini (oggi presenti con lemuri, galagoni e lori).

Dalle mascelle e dai teschi ritrovati mancano infatti le caratteristiche tipiche delle scimmie antropomorfe (come i denti distinti) mentre sono presenti quelli degli strepsirrini (o strepsorrine): l’adattamento all’attività notturna e il “pettine dentale” (dental o toothcomb), formato dall’unione degli incisivi e dei canini dell’arcata inferiore in una caratteristica struttura, compatibile peraltro col loro uso del grooming.

L’Algeripithecus venne scoperto insieme al suo vicino parente Azibius nel 1992 nel sito di Glib Zegdou, nel Sahara algerino. A parte questi, i più antichi resti di primati antropoidi in Africa sono quelli rinvenuti nei pressi del sito di al Fayum (Egitto) risalenti a un periodo compreso fra i 30 e i 38 milioni di anni fa.

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