Il più antico antenato “umano”: Ardi

Disegno di Ardi (J.H. Matternes)
Dopo 17 anni di studi è stato rivelato su Science il più antico e completo scheletro di un potenziale antenato umano, chiamato Ardipithecus ramidus e noto come “Ardi”.
L’ominide di 4.4 milioni di anni apre un nuovo capitolo sull’evoluzione umana perchè “è tanto prossima a quanto siamo mai venuti a scoprire sull’ultimo antenato comune degli scimpanzé e degli umani”, dice il co-direttore del progetto Tim White. Che aggiunge: “Questo non è un comune fossile. Non è uno scimpanzé. Non è un essere umano. Ci mostra cosa eravamo.”
L’effettivo ultimo antenato comune fra noi e gli scimpanzé, ovvero “l’anello mancante”, probabilmente visse fra i 5 e i 10 milioni di anni fa, perciò Ardi si trovava fra quella ancora sconosciuta specie e l’australopiteco (la famosa Lucy è di 3.2 milioni di anni). E siccome sia l’Ardipitico sia l’Australopiteco sono stati trovati nello stesso sito (nella depressione di Afar in Etiopia), White avanza l’ipotesi che dal primo discenda il secondo, e da questo l’essere umano.
Dal 1992 sono stati dissotterrati un totale di 110 fossili di almeno 36 diversi Ardipithecus. Ardi è il più completo fra questi: di lei sono rimasti teschio, denti, braccia, mani, bacino, gambe e piedi. I ricercatori hanno concluso che erano onnivori abitanti sia della terra sia degli alberi.
Si sospetta inoltre che usassero semplici strumenti come rametti e foglie, ma nessun oggetto in pietra. “Credetemi, li abbiamo cercati”, dice White, e aggiunge che i primi strumenti in pietra conosciuti risalgono a 2.6 milioni di anni fa.
Sono due le caratteristiche che indicano la distanza che prese Ardi dalle altre scimmie:
- la possibilità di camminare su due piedi. Il prof. Owen Lovejoy sospetta che i maschi fossero legati a specifiche femmine, aiutandole a raccogliere e a portare cibo. La necessità di avere le mani libere avrebbe favorito i maschi bipedi. Anche le femmine si evolvettero in questo senso per il bisogno di educare e trasportare i “bambini”.
- la riduzione dei canini. Lovejoy li chiama “armi di aggressione” e suggerisce che i maschi di Ardipithecus non fossero ostili l’un l’altro quanto lo sono gli scimpanzé odierni, dotati di grandi canini.

Ardi (J. H. Matternes)

Disegno dello scheletro di Ardi (J.H. Matternes)

Ardipithecus ramidus (nel centro) fra uno scimpanzé (a sinistra) e un Australopithecus afarensis (J. H. Matternes e National Geographic)

Il teschio di Ardi (Science/AAAS)

Immagine dei denti di essere umano moderno, di Ardi e di scimpanze (Science/AAAS)

La mano digitalizzata di Ardi (Science/AAAS)

Il piede di Ardi (Science/AAAS)

L’area del ritrovamento (National Geographic)

Ai tempi la zona era un umido e fresco bosco (Dr. Tim White)

Ci sono voluti 15 anni per estrarre le fragili ossa (Science/AAAS)
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