Dei medicinali romani dentro il “Relitto del Pozzino”

Un nuovo studio del DNA condotto su delle compresse di 2000 anni fa, ha rivelato che delle pillole vegetali potrebbero aver fatto parte degli antichi kit di pronto soccorso.

Il kit è stato recuperato da un relitto risalente al 140-120 a.C. ora sul fondo del mare al largo della Toscana. “Non è stato un compito facile. Il relitto è coperto da piante marine e delle loro radici. Ciò lo rende difficile da scavare. Ma i nostri sforzi sono stati ripagati, dal momento che abbiamo scoperto un eccezionale ed eterogeneo carico”, ha detto l’archeologo subacqueo Enrico Ciabatti.

Realizzato in legno di pino, rovere e noce, la nave, soprannominata “Relitto del Pozzino”, trasportava anfore con vino di Rodi, tazze di vetro dalla zona siro-palestinese, ceramiche forse provenienti da Atene e Pergamo, una brocca in stile cipriota e lampade ad olio dell’Asia Minore.

(Enrico Ciabatti)

“Il carico ha permesso di tracciare l’itinerario della nave. Pensiamo che la nave romana affondò a causa di una tempesta di maestrale sulla via del ritorno dal Mediterraneo orientale, dopo aver visitato l’area siro-palestinese, Cipro e Delo”, continua Ciabatti.

Ma la parte più interessante del carico era una sorta di cassetta di pronto soccorso forse appartenente a un medico a bordo della nave.

Dentro, tra le altre cose, gli archeologi vi hanno recuperato diversi contenitori di stagno con all’interno delle pastiglie verdi – ciascuna di circa tre centimetri di lunghezza e mezzo centimetro di spessore. Poiché i contenitori erano sigillati, le pillole sono state all’asciutto nonostante i millenni sul fondo del mare.

Il genetista Robert Fleischer, dello Smithsonian’s National Zoological Park, è stato in grado di analizzare frammenti di DNA in due delle pillole. Vi ha così identificato, tra gli ingredienti, molte piante tipiche di un orto, tra cui carote, ravanelli, prezzemolo, sedano, cipolla e cavolo. Parte del mix erano pure erba medica, achillea e il più esotico ibisco.

“Le piante corrispondono a quanto riportato nei testi antichi, come quelli dei medici greci Dioscoride e Galeno. Tuttavia bisogna lavorare ancora, dato che non abbiamo la sequenza completa per ogni pianta, ma solo frammenti che potrebbero appartenere anche ad altre specie”, dice Touwaide, un’autorità internazionale per quanto riguarda le piante medicinali dell’antichità.

Un’ipotesi è che le pillole venissero disciolte nell’acqua o nel vino per creare una medicina liquida da ingerire; i marinai avrebbero perciò potuto beneficiare di una sorta di integratore durante i lunghi viaggi. Oppure, come suggerisce Gianna Giachi, della Soprintendenza ai Beni Culturali della Toscana, le pastiglie venivano sciolte e applicate sulla pelle.

Parte del carico recuperato dalla nave, inclusi i contenitori di stagno, è ora esposto al Museo Archeologico di Piombino.

Fonte: Discovery.

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