Una nuova mostra al King’s Museum, intitolata Nunalleq: The Yupiit and the Arctic World, ha rivelato per la prima volta le scoperte archeologiche provenienti da una dozzina di villaggi in Alaska, sulle sponde del Mare di Bering.
La linea della costa a Quinhagak si sta rapidamente ritirando a causa del riscaldamento climatico. La comunità di Quinhagak, di etnia Yup’ik (un popolo eschimese) per paura di perdere il suo patrimonio, aveva chiesto all’Università di Aberdeen di condurre degli scavi archeologici, che alla fine hanno portato al ritrovamento di un villaggio preistorico sulla costa.


Il sito, chiamato Nunalleq dagli anziani del villaggio, significa ‘il vecchio villagio’ in Yup’ik. Nunalleq è un villaggio invernale datato tra il 1350 e il 1650 d.C. Il permafrost ha conservato numerosi manufatti rari, per un totale di decine di migliaia di reperti in legno e altri materiali. Si tratta di una delle collezioni più grandi e meglio preservate mai scoperte a nord.
Il curatore dell’esibizione e il direttore degli scavi, Rick Knecht, ha detto: “Questa è un’opportunità per le partnership del museo, che estende le sue collaborazioni con le comunità indigene a nord. Abbiamo cominciato questo progetto dopo la richiesta da parte del villaggio, poiché i livelli crescenti del mare stavano erodendo i siti, e oggetti come intere maschere stavano svanendo dalle coste”.
Gli scavi di Nunalleq sono stati portati avanti insieme ai membri della comunità, portatori della cultura Yup’ik, che condividevano le loro conoscenze con gli archeologi per interpretare le scoperte, e a loro volta gli archeologi condividevano i loro dati riguardo il sito con il villaggio.

Tra gli oggetti di Nunalleq più importanti ci sono della maschere Yupi’k, delle bambole intagliate nel legno, e soprattutto una scultura di avorio di un palraiyuk. Secondo le leggende Yup’ik, questo mostro marino si cela nei fiumi e nei laghi. Possiede due teste, due code, 6 zampe, 3 stomaci e una cresta di aculei sulla schiena.











I reperti di Nunalleq appartengono alla Qanirtuuq Corporation (di proprietà e gestita dalla comunità di Quinhagak) e sono in prestito temporaneo all’Università di Aberdeen. Dopo le procedure di conservazione, catalogazione e analisi, torneranno a Quinhagak con l’intento di esibirli nel villaggio.
