
L’Instituto Nacional de Antropología e Historia (INAH) riferisce che si sta studiando il primo testo geroglifico Maya sulla vita di un alto sacerdote, vissuto nell’VIII secolo a Comalcalco, nello stato di Tabasco, in Messico.
Il testo è costituito da 260 glifi e narra 14 anni della sua vita, i suoi sacrifici di sangue e atti di penitenza precedenti al solstizio d’estate.
È stato trovato in un’urna funebre che conteneva i resti dell’uomo, avvolti in un tessuto rosso, e un’offerta dentro ad una pelle di giaguaro.
All’interno di questa erano stati posti 90 orecchini di conchiglia – tra cui 34 pezzi che mostrano ciascuna dai 4 ai 6 glifi – e 30 lische di manta gigante – su 25 delle quali erano incise altre serie di glifi.
Uno dei glifi si riferisce all’equivalente data moderna del 31 gennaio del 771.
Secondo l’INAH, i sacerdoti Maya usavano gli aculei di manta per bucarsi il lobo dell’orecchio, la lingua, la fronte, il pene e altre parti in dolorosi e sanguinosi sacrifici per indurre uno stato allucinogeno nel quale credevano di poter parlare cogli déi.
ps: l’articolo di Discovery parla di aculei di mante giganti, cosa che questi animali non possiedono.
