La natura degli hobbit/5

Ricostruzione dell'Homo floresiensis (Peter Schouten)

Nel 2004 dei ricercatori australiani stavano lavorando in una grande caverna chiamata Liang Bua, in una delle più remote aree dell’isola di Flores (Indonesia).

Con grande sorpresa uno degli scienziati trovò frammenti di un piccolo teschio. Si capì velocemente che aveva delle caratteristiche speciali: sebbene piccolo, aveva denti da adulto.

I pezzi vennero incartati nel giornale, impacchettati in scatole di cartone e trasporatati a Giacarta, dove i pezzi vennero messi insieme.

Si scoprì che questi individui erano alti appena un metro, avevano il cervello grande quanto un’arancia, e usavano strumenti di pietra abbastanza sofisticati. La domanda è: chi erano?

La grotta Liang Bua (Rosino/wiki)

Le teorie sugli “hobbit” sono molte. Secondo una di queste erano Homo erectus, finiti ‘bloccati’ sull’isola e poi rimpicciolitosi in risposta alle limitate risorse dell’isola.

Secondo un crescente numero di scienziati, invece, l’Homo floresiensis era probabilmente un diretto discendente di qualcuno delle prime scimmie antropomorfe (australopitecine) evolutesi nella savana africana tre milioni di anni fa.

Uno studio dell’antropologa Debbie Argue, fautrice di questa teoria, sostiene che l’Homo floresiensis si separò dalle altre specie quasi all’inizio dell’evoluzione del genere Homo (cominciata due milioni e mezzo di anni fa). Questi primitivi ominidi avrebbero poi viaggiato per mezzo mondo prima di arrivare sull’isola di Flores.

Le similitudini con l’Australopithecus afarensis, vissuto tra i 3.8 e 2.9 milioni di anni fa, sono impressionanti. Lucy, per esempio, era alta un metro, aveva un cervello molto piccolo, e polsi, piedi e denti primitivi. Con la piccola differenza che l’Homo floresiensis si è estinto 17000 anni fa.

Insomma gli hobbit sarebbero stati una vera e propria specie che quindi non discendeva dall’Homo erectus (vissuto da 1.8 a 1.3 milioni di anni fa) né si evolvette in una statura più bassa (erano piccoli quanto i loro antenati australopitechi).

A prova di ciò, recentemente sarebbero stati datati alcuni strumenti di pietra rinvenuti su Flores a circa 1.1 milioni di anni fa, molto prima di quanto si credesse.

Addirittura gli scavi di Mike Morwood avrebbero scoperto strumenti di pietra nella vicina isola di Sulawesi – forse – datati a 2 milioni di anni fa.

David Strait, dell’University of Albany (USA) raffredda però gli animi dalle colonne del Scientific American: la possibilità che una popolazione molto primitiva del genere Homo lasciò l’Africa 2 milioni di anni fa, e che i loro discendenti siano sopravvissuti fino ad alcune migliaia di anni, è una delle ipotesi più provocatorie mai apparse.

(Wiley-Blackwell)

Secondo un altro studio coordinato da Debbie Argue e pubblicato sul Journal of Human Evolution, l’Homo floresiensis assomiglia moltissimo ai nostri antenati apparsi 2.3 milioni di anni fa in Africa. In altre parole discendevano dall’Homo habilis, vissuti tra i 2.3 e 1.4 milioni di anni fa (a loro volta discendenti dagli australopitecine).

Come le scimmie antropomorfe africane, avevano gambe corte e piedi lunghi (scomodi per lunghe marce), ossa dei polsi trapezoidali (scomodi per produrre utensili), denti dai tratti primitivi e cervelli poco più grandi di quelli degli scimpanzé (sebbene le TC del teschio suggeriscano che potrebbero aver avuto abilità cognitive non possedute dalle scimmie).

Prima si pensava che l’unico in grado di fare un viaggio simile, un milione di anni fa, fosse una specie dal fisico adatto e dal modesto intelletto: l’Homo erectus. E che una “seconda ondata”, gli Homo sapiens apparsi in Africa 100000 anni fa, rimpiazzò tutti i predecessori.

Poi si è scoperto che l’Homo floresiensis arrivò in un’isola dell’Indonesia quasi un milione di anni prima e vi si stabilì insieme a elefanti pigmei e draghi di Komodo. Ma come ha fatto ad arrivarci?

Forse – sostiene Chris Stringer, del Natural History Museum – ci arrivarono aggrappati a della vegetazione in seguito ad uno tsunami; oppure c’erano collegamenti tra le isole oggi non più esistenti.

Seconda domanda: se gli hobbit sono sopravvissuti per più di un milione di anni, cosa li ha fatti estinguere 17000 anni fa?

Esistono due possibili risposte.

“C’è uno spesso strato di cenere nella grotta Liang Bua sopra ai più recenti resti degli hobbit”, dice Stringer. “Sappiamo adesso che venne causato da una grande eruzione vulcanica avvenuta circa 17000 anni fa […]”.

Tuttavia né Stringer né Morwood pensano che questa fosse stata la causa.

Il motivo della loro scomparsa sarebbe stato l’incontro con l’Homo sapiens. “[…] Sospetto che gli esseri umani consumarono le risorse di cui avevano bisogno gli hobbit per sopravvivere”, conclude Stringer.

Fonte: The Observer

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