Una nuova ricerca indica che la camminata in posizione eretta e una relativamente sofisticata abilità di manipolare oggetti si evolvettero di pari passo tra i primi ominidi 6 milioni di anni fa.
Siccome le prime tracce di produzione di strumenti di pietra risalgono ‘solo’ a 2.6 milioni di anni fa circa, l’ipotesi è che l’evoluzione dei pollici opponibili precedette l’abilità motoria di creare tali oggetti.
Lo studio è stato presentato dall’antropologo Sergio Almécijaof, dell’Universitat Autònoma de Barcelona, all’annuale meeting dell’American Association of Physical Anthropologists.

Almécija e colleghi hanno studiato un osso di pollice appartenuto a un Orrorin tugenensis, l’unica specie del genere Orrorin. Datata a 6 milioni di anni fa, è il secondo genere di ominide più antico.
Una specie ominide più recentemente identificata, lo Sahelanthropus tchadensis (genere Sahelanthropus) potrebbe infatti aver vissuto 7 milioni di anni fa.
In entrambi i casi, vista la frammentarietà dei fossili, è ancora controversa l’identificazione di questi individui con due nuovi generi di ominidi.


Denti e parti di arti e mascella di almeno cinque individui di Orrorin vennero scoperti nel Kenya nel 2000.
Il fossile di pollice indica che l’Orrorin avesse un pollice abbastanza lungo per toccare la punta delle altre dita, permettendo una buona manipolazione degli oggetti.
“Nella documentazione fossile [esistente], l’osso del pollice Orrorin è quello più simile a quelli umani, a parte quelli delle recenti specie Homo“, dice Almécija.
Almécija avrebbe individuato uno schema che va contro l’attuale concezione secondo cui gli ominidi evolvettero ‘l’abilità pratica delle mani’ (“handier hands“) imparando a creare strumenti di pietra (finora comunque non sono stati trovati ossa di pollici di Sahelanthropus).
Almécija ipotizza che i primi ominidi ereditarono mani capaci di manipolazione dalle piccole scimmie antropomorfe vissute in Africa ed Europa tra i 25 e i 5 milioni di anni fa. Essendo corte e avendo lunghe dita sarebbero state adeguate alla presa ferma di oggetti o dei rami di albero.
Le mani assunsero poi una struttura ‘meno abile’ (“dexterous“) – comprese quelle degli Ardipithecus e Australopithecus – prima di sviluppare ancora una presa più stretta con genere Homo.
Questa interpretazione nega inoltre che i fossili di mani Homo habilis, vissuti 1.8 milioni di anni fa in Africa, rappresentino la prima transizione verso una presa delle mani “precisa”.
Fonte: Science News.