Nuovi indizi sul mistero dei cappelli dell’isola di Pasqua

Quattro moai (Robert Harding)
Quattro moai (Robert Harding)

Ci si è chiesti a lungo come ci arrivarono quei “cappelli” rossi sulle teste delle statue (moai) dell’isola di Pasqua (Rapa Nui). La scoperta di una strada e di un’ascia da parte di archeologi britannici portano nuovi indizi in questo senso.

Infatti fra i 500 e i 750 anni fa, i cappelli vennero costruiti in una cava (localmente nota come Puna Pau) nascosta dentro il cratere di un antico vulcano e poi fatti rotolare a mano o su tronchi fino al punto desiderato; pesavano diverse tonnellate ed erano fatte con scoria rossa, una roccia vulcanica simile alla pomice.

Un terzo del cratere è stato utilizzato per la produzione di cappelli: “Finora abbiamo localizzato più di 70 cappelli nelle piattaforme cerimoniali e in transito. Molte altre potrebbero essere state rotte o incorporate nelle piattaforme”, dice la dott.ssa Sue Hamilton.

Il prof. Colin Richards aggiunge: “Inizialmente i polinesiani costruirono le moai usando vari tipi di pietre locali, incluse le scorie di Puna Pau, ma tra il 1200 e il 1300 d.C. (e non, come scritto sulla nota di afp, 12000-13000 d.C., o come scritto su discovery, 12000-13000 a.C.) Puna Pau cominciò a produrre cappelli invece di statue. Il cambiamento è correlato con un incremento nella taglia complessiva delle statue dell’isola”.

Il modo in cui vennero innalzati e attaccati alle statue è ancora un mistero. Tuttavia il ritrovamento di un ascia di ossidiana nella cava ritenuta essere un’offerta religiosa e il particolare allineamento della strada scoperta suggeriscono che quest’ultima fosse una via cerimoniale che conduceva alla cava stessa. “È chiaro che la cava avesse un contesto sacro tanto quanto uno industriale. I polinesiani videro il panorama come una cosa vivente, e dopo aver cavato la roccia gli spiriti entrarono nelle statue”, conclude Richards.

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