Scoperto in Germania un tesoro vichingo legato ad Aroldo I di Danimarca

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Gioielli e monete vichinghe dagli scavi di Rügen (Stefan Sauer / picture-alliance / dpa / AP Images / Gtres)

Un archeologo dilettante e un ragazzo di 13 anni hanno portato alla luce un importante tesoro in Germania: centinaia di monete, gioielli e un amuleto a forma del martello di Thor forse appartenuti al re danese Aroldo I (910-987 d.C.), noto per unificato e introdotto il cristianesimo in Danimarca.

Lo scorso gennaio, René Schön e il suo studente Luca Malaschnitschenko stavano cercando reperti con l’uso dei metal detector sull’isola di Rügen, sulla costa baltica della Germania, quando si sono imbattuti in quello che inizialmente pensavano fosse un pezzo metallico senza valore. Osservandolo più attentamente, si erano però resi conto che si trattava di un pezzo d’argento.

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Tesoro vichingo

«È stata la scoperta della mia vita», ha dichiarato Schön all’agenzia di stampa tedesca DPA. Lo scorso fine settimana, tre mesi dopo il ritrovamento apparentemente insignificante, una squadra di archeologi dello stato federale di Meclemburgo-Pomerania ha iniziato uno scavo di circa 400 m² vicino al comune di Schaprode. È stato trovato un magnifico tesoro di epoca vichinga: collane, bracciali, anelli, spille, perline, un amuleto del martello del dio Thor e tra le 500 e le 600 monete, alcune incomplete o rotte, delle quali oltre 100 risalgono alla fine del X secolo d.C., ovvero al regno di Aroldo I Dente Azzurro, re di Danimarca dal 958 e di Norvegia dal 970 circa.

«Questo tesoro è la più grande scoperta di monete di Dente Azzurro nella regione meridionale del Mar Baltico ed è quindi di grande importanza», ha commentato l’archeologo Michael Schirren. Con un peso di 0,3 grammi l’una, le monete d’argento col simbolo della croce cristiana sono tra le prime monete indipendenti della Danimarca, in quanto il paese venne unificato durante il regno di Aroldo. La moneta più antica è un dirham di Damasco risalente al 714, mentre la più recente è un penny del 983. Ciò suggerisce che il tesoro potrebbe essere stato sepolto dall’entourage di Aroldo I il quale, dopo aver perso nel 986 una battaglia contro il proprio figlio Sven Gabelbart detto “Barbaforcuta”, fuggì in Pomerania dove morì un anno dopo. «Abbiamo qui il raro caso di una scoperta che sembra avvalorare le fonti storiche», ha detto l’archeologo Detlef Jantzen.

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Il martello di Thor

Brian Patrick McGuire, professore emerito all’Università di Roskilde in Danimarca, dice che è il martello di Thor (un amuleto nella forma di mjölnir) a rendere questa scoperta particolarmente interessante. «Non c’è alcuna prova che questi oggetti appartenessero ad Aroldo Dente Azzurro, ma possiamo dire che mostrano l’enorme ricchezza della dinastia di Jelling», ha detto all’AFP. «La fine del regno di Aroldo fu “molto caotica”. La situazione era così instabile che le donne o gli uomini della sua corte molto ricchi seppellivano le loro monete e gioielli. Di solito i tesori vengono lasciati indietro nella speranza di recuperarli quando le cose migliorano, come un atto di fiducia verso tempi migliori».

L’eredità di Dente Azzurro si trova oggi negli smartphone e nei laptop: la tecnologia wireless Bluetooth deriva dal suo nome, e il simbolo di cui è composto proviene dalle due rune per H e B, le sue iniziali.

(Stefan Sauer / dpa / Abacapress)
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René Schön e Luca Malaschnitschenko (Stefan Sauer/AFP/Getty Images)

The Guardian

AFP

National Geographic

4 pensieri su “Scoperto in Germania un tesoro vichingo legato ad Aroldo I di Danimarca

  1. “Un archeologo dilettante e un ragazzo di 13 anni hanno portato alla luce un importante tesoro in Germania”. 🙂 Quando si dice la fortuna dei dilettanti !

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  2. Quelle importanti scoperte da parte di “dilettanti”…o semplici “appassionati”, mi sa che vogliano dire una cosa: chi è libero da pregiudizi di scuola e supponenza professorale lascia libera l’intuizione castrata dal pensiero accademico e va a volte a centrare la cosa a colpo sicuro. E mi sa anche, che se spingessero gli appassionati a farsi le proprie libere indagini, apparirebbero altre grandi scoperte, una volta che le aree archeologiche non fossero blindate e nessuno si stupisse a vedere uno che scava col badile nei suoi prati o sotto mura antiche…

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    1. In Italia si verrebbe immediatamente arrestati anche solamente a progettare uno scavo non autorizzato. E’ vietato l’utilizzo o anche solamente detenere strumenti atti a rilevare oggetti di metallo nel terreno. Tutto questo è un pesante vincolo al ritrovamento di antichità; ma è stato anche l’unico valido elemento che ha preservato la maggiore parte del patrimonio archeologico inapparente. Studiare, invece, e presentare, in modo riservato, i propri lavori alle autorità non è proibito. Non meravigliatevi, però, se vi rideranno in faccia; così va la ricerca, anche quella svolta da accademici non di grido!

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