Quanto la cultura di Jamna trasformò gli europei

Scheletro di Jamna in una sepoltura nelle steppe russe (XVodolazx/Wikimedia Commons)
Scheletro di Jamna in una sepoltura nelle steppe russe (XVodolazx/Wikimedia Commons)

La rivista scientifica Science riporta un nuovo studio del DNA che dimostra l’enorme impatto degli Jamna, una civiltà dell’Età del Bronzo, sulla popolazione europea.

Gli Jamna furono una popolazione proveniente dalle steppe euroasiatiche, abili cavalieri e parlavano probabilmente il proto-indoeuropeo. Secondo la ricerca, una loro migrazione di quasi soli uomini nell’Europa centrale circa 5.000 anni fa, avrebbe lasciato un segno sul genoma degli odierni europei.

«Sembra che gli uomini andarono in guerra, con cavalli e carri», dice Mattias Jakobsson, autore a capo dello studio e genetista della popolazione presso l’Università di Uppsala in Svezia.

La storia delle migrazioni

Gli europei sono discendenti da almeno tre grandi migrazioni preistoriche.

Per primi, circa 37.000 anni fa, arrivarono in Europa gruppi di cacciatori-raccoglitori. Poi, 9.000 anni fa, dall’Anatolia (odierna Turchia) migrarono gruppi di agricoltori che tuttavia all’inizio non si mescolarono molto coi locali in quanto avevano portato le loro famiglie con sé. Per ultimi, tra i 5.000 e i 4.800 anni fa, arrivarono in Europa gli allevatori nomadi noti come Jamna (o Yamnaya).

La loro cultura di inizio Età del Bronzo proveniva dalle steppe delle odierne Russia e Ucraina. Portavano con sé la metallurgia e l’allevamento di animali e, forse, la lingua proto-indoeuropea – la misteriosa lingua ancestrale da cui nascono le 400 moderne lingue indoeuropee. Si mescolarono immediatamente con gli europei locali, che erano discendenti sia dei cacciatori-raccoglitori sia degli agricoltori. In poche centinaia di anni, gli Jamna contribuirono ad almeno metà del patrimonio genetico degli abitanti dell’Europa centrale.

Uomini e donne della seconda migrazione

Per scoprire perché questa migrazione degli Jamna abbia avuto un così grande impatto, i ricercatori hanno raccolto i dati genetici dai precedenti studi di reperti archeologici. Hanno analizzato il DNA di 20 europei vissuti poco dopo la seconda migrazione (quella degli agricoltori dall’Anatolia, 6.000 – 4.500 anni fa) e il DNA di 16 europei vissuti poco la terza migrazione (quella degli Jamna, 3.000 – 1.000 anni fa).

La squadra si è concentrata sullo studio dei cromosomi X, in modo da verificare la proporzione di donne e uomini (i maschi hanno infatti un cromosoma X, le femmine due). Secondo l’analisi del DNA, la migrazione di agricoltori dall’Anatolia aveva coinvolto grosso modo uomini e donne in quantità uguali.

L’arrivo delle popolazioni delle steppe

Gli europei dopo la terza migrazione avevano invece molto meno DNA Jamna sui loro cromosomi X rispetto agli altri cromosomi. Usando un metodo statistico sviluppato dalla studentessa specializzanda Amy Goldberg nel laboratorio del genetista della popolazione Noah Rosenberg all’Università di Stanford di Palo Alto, la squadra ha calcolato che c’erano forse 10 uomini per ogni donna nella migrazione degli Jamna in Europa (da 5 a 14 uomini per ogni donna). Questo rapporto è “estremo” – persino più asimmetrico di quando i conquistadores spagnoli invasero le Americhe nel tardo 1500, dice Goldberg.

Una tale disparità ha fatto dubitare alcuni ricercatori, che avvertono di quanto sia difficile stimare accuratamente il rapporto tra uomini e donne nell’antichità. Ma se confermato, una spiegazione sarebbe che gli uomini di Jamna furono guerrieri arrivati in Europa a cavallo o con carri trainati dagli animali. I cavalli erano stati recentemente addomesticati nelle steppe e la ruota era un’invenzione recente. Potrebbero essersi “concentrati sulla guerra, riuscendo a diffondersi più velocemente grazie alle invenzioni tecnologiche”, dice il genetista della popolazione Rasmus Nielsen (Università della California a Berkeley), che non fa parte dello studio.

Ma la guerra non è l’unica spiegazione. Gli Jamna potrebbero essere stati più attrattivi grazie ai cavalli e alle nuove tecnologie, come i martelli di rame, dice Goldberg.

La scoperta che gli Jamna migrarono per molte generazioni suggerisce anche che qualcosa non funzionasse nelle loro terre. «Ci potrebbe essere stato un fattore negativo continuo che li spinse fuori dalle steppe, come delle epidemie o delle malattie croniche», dice l’archeologo David Anthony del Hartwick College in Oneonta, New York, non coinvolto nello studio. O, dice, potrebbe essere l’inizio di civiltà che mandavano bande di uomini a fondare nuove colonie in terre lontane, come più tardi i Romani o i Vichinghi.

Science

5 pensieri su “Quanto la cultura di Jamna trasformò gli europei

  1. “Il Fatto Storico”, Vi amo!
    Il fatto dei tanti maschi mi era sconosciuto, ma potrebbe essere simile alle invasioni dei vichinghi in terra Franca, poi diventati Normanni. Tra tutti i Norreni rifluiti dalla Britannia e arrivati in quella terra Franca, già in parte colonizzata dai Danesi, e che prenderà il nome di Normandia, vi era una sola donna. C’è un problema: la lingua è generalmente quella della madre, che cura l’educazione dei figli nella prima età; mentre i padri intervengono in un secondo momento. I figli dei primi Normanni, infatti, impararono il Franco-Latino.

    Se il proto IE si è affermato in Europa, come ad esempio il turco in Anatolia o l’ungherese in Pannonia, significa che esisteva un’elite militare o tecnologica di maschi e femmine che governavano; in questo caso la lingua è quella dell’elite. Stento a credere perciò che ci fossero pochissime donne tra gli indoeuropei invasori; forse solamente poche donne.

    Se ci si chiede, comunque, come mai una turba di maschi invade una terra, bisogna fare riferimento ancora ai vichinghi: il diritto ereditario di terre e armenti in questi popoli è stato sempre basato sul primogenito maschio; se le famiglie sono numerose, perché il clima è stato favorevole, i figli dopo il secondo genito o il terzo sono costretti ad andarsene a trovare nuove risorse. Può darsi che i nobili per dissidi dinastici abbiano avuto la possibilità di portare le proprie donne e il proprio esercito in cui erano molti giovani scapoli.
    Comunque, grazie.

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  2. Se la popolazione precedente viene sottomessa, i figli finiscono per imparare la lingua e la cultura del padre, soprattutto se gli devono succedere nel rango, anche se con notevoli sopravvivenze di quella materna. le lingue delle popolazioni sottomesse possono eventualmente sopravvivere, ma spesso nelle classi sociali inferiori. I figli dei conquistadores e di donne amerindie dovevano parlare spagnolo se volevano far parte dell’élite, non nahuatl o altre lingue di importanti imperi locali distrutti.

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    1. La struttura giuridica, amministrativa, politica e religiosa che caratterizzò la Nuova Spagna fu l’”encomienda”, una istituzione che governava, amministrava uomini ed attività, organizzando la produzione di beni; essa aveva caratteristiche geografiche di distretto, e non ultimo aveva lo scopo di proselitismo religioso.
      L’encomienda era retta da uomini laici o monaci spagnoli. Per lo più la classe dirigente laica, era sposata a donne venute dalla Spagna.

      Una piccola parte di questa classe era rappresentata da indigeni che avevano collaborato con i Conquistadores come il principe di Texaco, i notabili di Tlaxcala o addirittura i discendenti di Moctezuma. Questi, resi nobili dagli Spagnoli, a scopo politico, si affrettarono ad andare nelle scuole spagnole dei monasteri per non sfigurare nei confronti dei nobili spagnoli.
      La massa dei conquistadores, che sposò donne indigene, non ebbe responsabilità nell’élite dominante, fu estromessa dalla nobiltà venuta dalla Spagna, ma il contesto generato dall’encomienda era solamente ispanico.
      Non vi fu nessuna possibilità per le popolazioni locali di conservare la cultura precedente; anzi ci sono testimonianze che dicono come, per il timore di essere considerati cattivi cristiani, gli indigeni fossero molto rigorosi ad imparare i nuovi costumi e lingua.
      Solamente, la popolazione della foresta pluviale, che sfuggiva al potere dell’élite, continuò a usare la vecchia lingua.
      La lingua è quella della madre o dell’élite!
      La derivazione dal padre non esiste. Se l’élite è formata da maschi e femmine che parlano la stessa lingua, cioè da una tribù, o nobiltà, che si é affermata militarmente, e non per il suo numero (perché altrimenti sarebbe ovvio), indurrà i popoli sottomessi a parlare la loro lingua. Il padre non c’entra nulla, è predominante la caratteristica della dominanza in questo caso.

      Stessa cosa è avvenuta in Anatolia con i Turchi e in pannonia con i Magiari.

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  3. Le madri pre-greche o pre-indoeropee continuarono a tramandare la propria cultura ai bambini, i miti, le fiabe, e i culti segreti. Così come faceva Olimpiade, discendente da Achilleos con Alessandro a dispetto di Filippo, legandoselo a sé come attestano le memorie. E nessuno fu più indifferente alla razza “solo” macedone, di Alessandro, che costringeva i suoi a sposare le persiane. Fra l’altro, Achilleos e Odisseos sono nomi di eroi pre-greci frutto della mistione pelasgico-tessalico-minoico-micenea! Eroi poi recepiti in veste greca da “Omero”, cioè dai barbari Dori, uniti a tutti i Micenei che al ritorno dalla decennale guerra di Troia trovavano altri insediati ai loro posti.

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    1. mi pare di dover meglio specificare il comportamento del grande grandissimo Alessandro che era stato educato dal sommo aristotele, il quale nei suoi scritti esoterici ribadisce il concetto che sempre l’essere umano cerca un cattivo da ammazzare e nel caso sia sottomesso il cattivo è sempre chi comanda, ora il padre di alessandro aveva fatto il più grave degli errori aveva unificato tutta la grecia, i cattivi stavano diventando per tutti greci i macedoni e i greci sapevano combattere molto bene per strategia e per tattica presto i macedoni sarebbero stati sterminati Alessandro ne era consapevole, per questo attacco i persiani vecchi cattivi e nuovi ora , ma ora qualcuno direbbe fesso greci e persiani si uniranno e faranno alla brace i macedoni e qui sta la genialità del grande macedone lui era lo strumento del destino di dio per portare amore pace e fratellanza tra gli uomini così nacque la civiltà ellenistica e gli uomini cessarono di scannarsi frequentemente tra loro, ora consapevolmente o no, consapevoli i romani col cristianesimo inconsapevolmente gli spagnoli tale sistema mentale ha avuto un successo mondiale specialmente tra i feroci cannibali delle americhe una sottospecie umana evolutasi per i fatti suoi in america molto violenta discendono da una forma di homo habils o di homo erectus nessuno lo sa con certezza, sta di fatto che anche loro alla lontana sono attratti dal grande alessandro magno che non era una checca holliwoodiana ma si è scopato migliaia di donne e qualche frocio

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