209 reperti archeologici recuperati ad Aquileia

Un’indagine effettuata dai Carabinieri ha portato al ritrovamento di 209 reperti archeologici, risalenti tra la preistoria e il periodo paleocristiano.

Tra essi spiccano, per qualità e per bellezza, 108 gemme romane incise, alcune ancora incastonate nei loro gioielli.

(Il Piccolo)
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I reperti archeologici ritrovati provengono con la massima attendibilità da Aquileia e dal suo territorio, che in età romana era un centro di produzione di un artigianato di lusso di alta qualità. La collezione di gemme di Aquileia si distingue infatti per importanza, in relazione al grande numero di esemplari che continuano ad affluire nel Museo Archeologico Nazionale di Aquileia grazie agli scavi archeologici e ai rinvenimenti casuali. I reperti restituiti allo Stato vengono probabilmente da scavi clandestini.

Fra le pietre riconoscibili ad una prima analisi, al momento in corso di approfondimento da parte degli archeologi del Ministero, si segnalano diverse varietà di calcedonio, tra cui numerose corniole, agate, nicoli, inoltre diaspri, esemplari in quarzo, il cosiddetto cristallo di rocca, un cammeo. Le raffigurazioni attingono al repertorio diffuso nella produzione glittica romana di età imperiale: ritratti maschili e femminili, immagini di divinità, scene di genere e mitologiche, figure di animali, simboli beneauguranti. Fra questi si distingue un esemplare in diaspro rosso di grandi dimensioni riconducibile alla categoria delle gemme magiche di origine orientale con raffigurazioni di divinità e iscrizioni in greco.

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Di grande importanza è anche il ritrovamento di un altro gruppo di reperti in metallo di età pre-protostorica, la maggior parte dei quali risalenti alla tarda età del bronzo. Tali oggetti si aggiungono ai numerosi rinvenimenti effettuati in Friuli, a testimonianza del rilevante ruolo della pianura friulana per i traffici tra l’Italia pre-romana e il resto dell’Europa.

I reperti recuperati, in ottimo stato di conservazione, appartengono a diverse categorie di materiali il cui contesto di ritrovamento non è al momento noto. Alcuni di essi, come asce piatte e pugnali, potrebbero essere riconducibili a deposizioni isolate, forse interpretabili come offerte votive, mentre altre, fra cui un certo numero di asce, una spada spezzata in due parti, cuspidi di lancia, un falcetto, frammenti di pani e lingotti di rame, caratterizzano tradizionalmente i cosiddetti ripostigli della tarda età del bronzo (deposizioni di consistenti quantità di manufatti in bronzo e di metallo grezzo), ampiamente noti nel territorio friulano, alcuni dei quali rinvenuti proprio nel territorio di Cervignano.

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L’indagine

La maggior parte dei reperti, al momento depositati presso il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, è stata rinvenuta all’interno del caveau della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia di Cervignano, dove giacevano forse da decenni, in cassette di sicurezza aperte e poi abbandonate dai malviventi durante la rapina messa a segno il 3 giugno 2014. Gli altri reperti, che i ladri avevano invece portato via, sono stati recuperati successivamente nell’ambito delle indagini immediatamente aperte dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia e del Comando Provinciale di Udine.

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