Alla ricerca di Tartesso

I ricercatori del Consejo Superior de Investigaciones cientificas (CSIC), coordinati dall’archeologo Sebastian Celestino, stanno esaminando una zona paludosa del Parco nazionale di Doñana, in Andalusia (Spagna): pensano che qui si possa trovare l’antica ‘città-stato’ di Tartesso.

Finora questa regione non veniva presa in considerazione perchè creduta sommersa sin dall’ultima glaciazione.

La provincia di Huelva (Sobreira/wiki)
L'area delle ricerche (Rodrigo Silva/El Pais)

Nuove prove, però, suggeriscono che le acque potrebbero essersi ritirate in tempo per la costruzione di un centro urbano – prima che uno tsunami distruggesse l’intera area.

La paludi di Hinojos, un’area vicino alla foce del fiume Guadalquivir, sono state indicate come il sito dove più probabilmente rimangono le tracce della città perduta.

Non a caso, dall’altra parte del fiume, sono già stati trovati resti della cultura di Tartesso.

Delle foto aeree mostrano i segni di grandi forme circolari e rettangolari – forse, prodotte dall’uomo-. Oltre a ciò, esistono resoconti di geografi Greci, tra cui Strabone (Geografia III, 2-8), che indicano in questo parco un possibile sito.

La civiltà di Tartesso si sviluppò nella penisola iberica meridionale tra l’XI e il VII secolo a.C. e divenne ricca commerciando oro e argento da miniere locali.

Viste le somiglianze della lingua tartessica con le lingue indoeuropee anatoliche (quali l’ittita e il luvio) e con l’etrusco, un’ipotesi è che i fondatori della città fossero i cosiddetti Teres dei Popoli del mare.

L'area culturale di Tartesso (Redtony/wiki)

Da alcuni è stata pure associata ad Atlantide: secondo l’archeologo Georgeos Diaz-Montexano “[…] Atlantide non era una semplice invenzione, una favola o un mito, ma una storia vera come Platone ha sempre sostenuto. Atlantide non è vicino a dove sta cercando la CSIC, ma è lì vicino”.

Questa localizzazione di Atlantide sarebbe solo l’ultima di una lunga lista che include varie isole mediterranee, le Azzorre, il deserto del Sahara, l’America centrale e l’Antartide.

Fonte: Telegraph

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13 pensieri su “Alla ricerca di Tartesso

  1. Amici, vivi complimenti per il vostro sito ricco e documentato e perciò di alta attendibilità.
    Per quanto riguarda Tartesso, non capisco come mai nello scritto riportato non si faccia il minimo cenno alla probabile localizzazione di Tarsis nella zona della Sardegna sud occidentale, e precisamente di Tharros, nome che già nell’assonanza ci porta a Tarsis. Questa località, dopo la scoperta della stele di Nora che si fa risalire al IX secolo a.C. (anteriore alla presenza fenicia nella penisola iberica) , ha acquistato ancora più credito come principale sito fenicio-punico dell’occidente, testa di ponte dei traffici mediterranei tra la Fenicia, l’Egitto, Israele, Cartagine e il limite estremo del mare occidentale. Molti specialisti, storici, biblisti e archeologi, sono dell’opinione che Tarsis, come esplicitato tante volte nella Bibbia, corrisponda alla località che ancora oggi viene chiamata Tharros, vicino ad Oristano.
    Cordiali saluti. Vitale Scanu

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    1. I Fenici fondarono Cadice nel XI sec. a.C., quindi la stele di Nora è posteriore e non anteriore alla presenza fenicia in Spagna. I focesi hanno fondato, nel 600 a.C., Menace (vicino a Malaga) ma il posto più lontano raggiunto da loro è Tartesso, perciò Tartesso era dopo Menace. La Sardegna per un greco era più vicina di Menace. Traette le conclusioni. A riguardo vi consiglio di leggere l’ultimo lavoro di Antonio Usai su Archeomedia.net dal titolo
      “Se oltre uno stretto c’è il mare esterno”.
      Gina

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    2. Amico Vitale Scanu:

      La spiegazione è semplice. Tutti i riferimenti alle antiche autori che conoscono e che citano il regno di Tartessos, parlano di un luogo di passaggio lo Stretto di Gibilterra, sulle rive dell’Oceano Atlantico, e vicino all’isola di Gadeira o Gadira, che è, Gades, Cadice oggi.

      Essi non possono essere ignorati così tanti riferimenti ai antichi autori greci e romani, e tutti d’accordo che Tartesso è un regno di sud-ovest di Iberia.

      Inoltre, la radice del nome Tartessos è Tarte- (per il suffisso -ssos è Egeo e pre-greco e significa “paese, nazione o regione di…”).

      Una voce come Tharros non può spiegare la radice Tarte- del nome originale di Tarte-ssos. Dal punto di vista della linguistica, una voce come Tharros non può riguardanti il ​​hebrero Tarshish. Ma anche accettando la possibilità che Tharros lo stesso que Tarsis biblica, in quel caso improbabile, non ci sarebbe in contraddizione con la vera posizione di Tartessos, ma è possibile che il biblico Tarshish non è la stessa Tarte- o Tarte-ssos di Iberia.

      Un Saluti Cordiale,
      Georgeos Díaz-Montexano, Accepted Member of The Epigraphic Society (1992), Presidente Emeritus de la Scientific Atlantology International Society (SAIS), Director de la Revista ARQUEOHISTORIA, y Atlantology Advisory in National Geographic Channel.

      – Libri scrittore ed esploratore di antiche civiltà del Mediterraneo e dell’Atlantico,
      Georgeos Diaz-Montexano in http://author.to/GeorgeosDiazMontexano
      – Articoli e interi capitoli rilasciati in http://www.AtlantidaHistorica.com
      – Pagina di Facebook https://www.facebook.com/georgeos.diazmontexano

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  2. Molto interessante, grazie!
    In effetti il Telegraph non esplora le varie ipotesi su quale città fosse la biblica Tarshish/Tarsis (Tartesso in Spagna? Tarso in Turchia? Tharros in Sardegna?).
    L’argomento è affascinante, e direi che se lo colleghiamo anche alla ricerca dei “Popoli del mare”, c’è ancora molto da scoprire.

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  3. Gentile Aezio,
    sì, Tarsis è davvero un argomento affascinante, ma altrettanto difficile da esplorare, dati anche i tempi così remoti a cui ci si riferisce. Si tratta dell’età del bronzo, ossia dei tempi di Davide e Salomone, del profeta Giona (che fa il contrario di quanto gli ordina Dio e, invece che verso Ninive, “scappa verso Tarsis”, all’estremo opposto), di Nabucodonosor, di Ciro il Grande, dei Pelasgi (o popoli del mare) del faraone Ramesse II; di quando Omero ancora non aveva scritto i suoi poemi e di Roma che era ancora lontana da essere un semplice villaggio. Ci sono sì i dati concreti, ma si corre il pericolo di ricucirli e interpretarli come vicende autolaudative. In altre parole, su Tarsis abbiamo le tante citazioni della Bibbia, abbiamo i reperti-guida, abbiamo le citazioni degli scrittori antichi ecc., che danno una convergenza univoca e continua verso una “cifra” unica nel cammino storico, ma la prudenza scientifica ci suggerisce piedi di piombo. Una citazione fra le tante: perfino “i re di Tarsis e delle isole porteranno doni” (al futuro Messia – Salmo 71). “Portano doni”, e perciò non si parla di schiavi, ma di rappresentanti di una società facoltosa, libera e capace di attraversare il mare. Qualifiche ben realizzate nella civiltà nuragica allora al suo massimo sviluppo e notorietà. Ricordiamo che navi fenicie erano al servizio degli egizi (vedi la storia del faraone Nechao II), degli assiri (nei cui rilievi appaiono raffigurate le navi fenicie), dei persiani (la cui flotta era principalmente composta di navi fenicie) e soprattutto degli ebrei (conosciamo la stretta collaborazione commerciale dei fenici con re Salomone). Dai fenici gli ebrei hanno appreso verosimilmente l’esistenza di quella mitica terra occidentale da cui provenivano tanti minerali. E’ davvero difficile ipotizzare un’altra “Tarsis e isole” al di fuori delle “isole ai confini del mare”, siti troppo bene localizzati. La Tarsis della Sardegna sud-occidentale (chiamata anche la Cartagine di Sardegna) ha pertanto tutti i numeri per qualificarsi come il più importante porto fenicio e poi punico “ai confini del mare occidentale”, sia come logico perno e scalo per i traffici verso la penisola iberica, verso il sud della Francia, verso l’Africa nord-occidentale; e sia per la mitica dovizia mineraria del sottosuolo, di cui i fenici furono abilissimi sfruttatori. In soldoni, la Tartesso ubicata in Spagna, o la Tarso della Turchia sembrano più lontane dalla reale Tarsis (la Tharros in Sardegna), secondo i dati scientifici finora conosciuti. Gradirei molto ulteriori precisazioni. Affaire à suivre?…
    Cordiali saluti. Vitale Scanu

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    1. Immagino che ogni sito ipotetico abbia le sue “prove”.
      Tra quelle che abbiamo citato potremmo pure aggiungere l’India o altri paesi orientali: “ogni tre anni la flotta di Tarsis portava carichi d’oro e d’argento, d’avorio, di scimmie e di babbuini” (Re, 10:22, o Libri delle cronache, 9:21).
      Addirittura, secondo alcuni, “nave di Tarshish” potrebbe anche denotare una qualunque grande nave capace di compiere un lungo tragitto sul mare, indipendentemente dal punto di partenza o arrivo (anche se, a mio avviso, ciò non esaurisce la questione).
      Spero di scrivere qualcosa al riguardo in futuro, e, magari, anche con i suoi contributi.
      A presto.

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  4. Torno ancora sull’argomento Tarsis, centrando l’attenzione sul noto Libro biblico di Giona. Uno dei più belli, assieme a quello umanissimo di Giobbe. Forse il più moderno, basta leggere anche solo l’incipit di questo delizioso scritto.
    Dio dice a Giona: John, devi andare a Ninive, a oriente. Ma John, il trasgressivo, si impunta e fa di testa sua: Chi me lo fa fare! Va al porto, paga il ticket della traversata e si imbarca in direzione Tarsis, all’estremo opposto di Ninive, verso le isole occidentali d’oltremare. Ecco le parole esatte del testo biblico. «Il Signore ordinò a Giona: “Va’ a Ninive…”, ma Giona decise di andare dalla parte opposta, verso Tarsis. C’era a Giaffa una nave diretta verso quella città. Pagò il prezzo della traversata e simbarcò con i marinai» (Giona 1, 1-3). Teniamo a mente quel nome Tarsis, che ritorna parecchie volte nella Bibbia. Per esempio, nel Salmo 72, in cui si dice: «I re di Tarsis e di isole lontane porteranno doni» (al messia). Qui il salmista vede in visione i tempi del futuro liberatore di Israele. Le isole… di solito per gli ebrei di quel tempo (siamo circa al IX o X secolo avanti Cristo) indicano le terre ai confini estremi del Mediterraneo: Sardegna, isole Baleari. Anche da questo passo si evince che Tarsis è una località portuale della costa mediterranea, al limitare del mondo allora conosciuto, a ovest della Palestina. Decriptando questi due passi biblici si arriva a determinare ragionevolmente che Tarsis è un porto di mare, all’estremo limite del mare occidentale, un posto di mitiche ricchezze, divenuto (come si arguisce anche da altre citazioni bibliche) un bengodi proverbiale, sede di re potenti e liberi, che possiedono congrui mezzi di trasporto per grandi traversate marine, una località bene individuata che non può essere confusa alternativamente con l’India, con altri paesi orientali o altre zone geografiche… Segnaliamo che proprio a quel periodo viene fatto risalire l’apogeo della civiltà megalitica nuragica; che nella coeva stele fenicia di Nora una delle probabili letture cita una Tarsis in Sharden (b tršš: a Tarsis) b šrdn š (tra i Sardi); che in Sardegna esiste a tutt’oggi una località di origine fenicia (Tharros) e un idronimo (Tirso) la cui assonanza ci richiama direttamente alla Tarsis in questione. Sono assonanze troppo significative, che in una cultura come quella della Sardegna, così conservatrice e gelosa della propria identità e degli elementi tradizionali e perfino dei nomi primitivi, acquistano ancora maggior valore probativo. Indirettamente, da queste citazioni, riceve grande prestigio anche la sua remotissima civiltà.
    Certamente questi non sono argomenti definitivi riguardo alla “città” di Tarsis, ma che tuttavia sembrano “addendi” certi che aspettano unicamente l’esplicitazione della relativa “somma”: Tarsis è qui.
    Vitale Scanu

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  5. …Ma quando sarà che gli studiosi capiranno che ciò che viene messo nel calderone fenicio,
    non è altro che una civiltà panmediterranea nata dalla discesa dei popoli del mare?

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  6. La vera Tharhsish sta al di la delle colonne d’Ercole…..Tharros, i troppi interessi dei soliti accademici-ellenistici, non vogliono riconoscere il passato + che glorioso ai Nuragici-Shardana, ci sono + di un documento e sentite bene “scritto” che attesta la citta mitica, che è Tharros…….a presto Andrea

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    1. Sono veramente curioso, per non dire ansioso, di leggere l’intervento promesso dall’amico Mulas in riferimento a Tharsis-Tharros. E’ un argomento affascinante e coinvolgente per noi Sardi. Infatti, partendo dalle assonanze geografiche e idronomiche, ma ancora più dalle cifre archeologiche, “storiche” e soprattutto dai veramente molti riferimenti biblici (Salmi, 1 Re, Genesi, Ezechiele, Geremia, Giona e soprattutto Isaia), stimati contemporanei della civiltà nuragica, le strade interpretative convergono unanimi verso una convinzione quasi scientifica, che la mitica Tarsis sia da individuare nella odierna Tharros.
      I molteplici elementi che possediamo sembrano tanti addendi, omogenei e perfino scontati nelle conoscenze geografiche collettive dei contemporanei (affermazioni secche, senza ulteriori precisazioni), dei quali resta unicamente da formulare la somma, la deduzione esplicita. Sono descrizioni così trasparenti da rendere azzardata più la negazione che la coincidenza dei due nomi geografici. Resta da intenderci semplicemente… qual è il “di qua” e il “di là” delle colonne d’Ercole, se andiamo con l’interpretazione geografica tradizionale o con quella alternativa che discende dallo studio del giornalista Sergio Frau.
      Vivi complimenti e auguri di buon lavoro per questo importante e prezioso sito elettronico. Vitale Scanu

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  7. un “passaggio di Strabone” diceva praticamente che esistevano due rami fluviali facenti parte del Beti/Guadalquivir. Uno è interamente scomparso perchè ricoperto di detriti; l’altro ramo che esisterebbe ancora, si getta in mare un poco sotto all’antica Caepionis Turris, detta oggi in Chipiona. Ma il canale scomparso (quindi si presume che vi fosse stato il fiume principale ed uno o più canali) passava per XERE, ma prima ancora passava da NEBRISU, oggi Lebrija; passava anche da ASTA e si gettava in mare al di sotto dell’antichissimo Porto di MARIA. Dunque, diceva Strabone, che Tartesso si doveva cercare tra Cadice e Chipione. Oggi, la città di Jerez de la Frontera, pare fondata dai Fenici con il nome di XERE ma i Romani, pare la chiamassero ASTA REJA. Sempre, i Fenici, chiamarono Lebrija in LEPRIPTZA ed anche NEBRISA, oppure Tartessian ma, in greco antico, il “TA” (–rtesso) non può iniziare così. Parerebbe che l’unico canale esistente di oggi, sia quello chiamato Canada Real de Chapitel, molto più a est di Chipione, mentre a ovest vi è la Laguna Maria (Veni?).
    L’antica LEBRIJA (Nebrisu) rimaneva vicino alla riva sinistra del Guadalquivir, e sul lato orientale vi era la Palude Las Marismas. Altra cosa interessante che potrebbe far risalire sempre agli antichi Liguri in tal zona, è che esisteva un villaggio chiamato “TREBUJENA” che, potrebbe anche avere un doppio significato in “Tribù Jena” (molto ligure). I Romani veneravano Lebrija con il nome di “VENERJA” e cioè ” venera/adora”. Ancora vicino a questa città, vi è la Palude TARAJE.

    saluti da Giacomo in Genova.-

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  8. Da alcuni è stata pure associata ad Atlantide: secondo l’archeologo Georgeos Diaz-Montexano “[…] Atlantide non era una semplice invenzione, una favola o un mito, ma una storia vera come Platone ha sempre sostenuto. Atlantide non è vicino a dove sta cercando la CSIC, ma è lì vicino”.

    Grazie amico! Un abbraccio! Spero che mia libri sulla mia ricerca sull’Egitto, Atlantide e Tartesso e dove ricercare anche per l’isola di Sardegna e gli altri, sarà interessante e utile…

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    1. Tartesso si trovava effettivamente nella parte atlantica della penisola iberica perchè lo fa capire benissimo Erodoto con i sami che vi arrivano. Però Atlantide non poteva essere vicino a Tartesso. Era un’isola non una terraferma. Se si crede che Atlantide sia esistita, allora si deve accettare sempre ciò che riporta Platone e non solo quando ci fa comodo. Per me Atlantide era la Groenlandia, come dice Antonio Usai nel suo”Se oltre uno stretto c’è il mare esterno”.Lo si può leggere sia su Archeomedia.net oppure sul sito di P.Luigi Montalbano con il titolo “Le colonne d’Ercole” 1-2-3.

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